Malcolm & Marie: il cinema ai tempi della pandemia

Malcolm & Marie è uscito in streaming su Netflix il 5 febbraio. Era un film molto atteso, per vari motivi. Il primo è che è stato girato durante la pandemia, dimostrando che, con le dovute accortezze, tutto (o quasi) si può fare: il cast è ridotto letteralmente all’osso (solo i due attori protagonisti), è ambientato in un’unica casa; lo hanno ultimato in meno di venti giorni e con una troupe ridotta. La pandemia ha sicuramente reso il lungometraggio minimal, per forza di cose. Il secondo motivo per cui il film generava hype, riguarda il duo vincente Zendaya-Sam Levinson. L’attrice è qui diretta da Levinson, proprio come nella famosa serie tv HBO Euphoria, che ha portato Zendaya alla ribalta, facendole vincere anche un Emmy Award. E, in effetti, ci sono dei legami tra il personaggio di Rue, ossia la ragazza tossicodipendente che Zendaya interpreta in Euphoria, e la Marie del film.
Ma andiamo con ordine.

*** L’articolo contiene spoiler ***

La controparte maschile del film è John David Washington, già protagonista in Tenet e in BlacKkKlansman (nonché figlio d’arte, di Denzel Washington). Interpreta Malcolm, regista che ha appena presentato il suo ultimo film e torna a casa con la sua fidanzata Marie in preda all’eccitazione da red carpet. Il suo film è piaciuto al pubblico in sala e anche ai critici. È stato definito commovente e profondo. Malcolm gode del suo successo: balla e beve in salotto, del tutto euforico, mentre Marie è in cucina a preparargli dei Mac and Cheese. Marie è bellissima: tutto in lei è elegante e aggraziato. Il suo vestito da sera luccicante, che spicca anche se la pellicola è in bianco e nero, i suoi capelli morbidi e fluenti, il suo modo di camminare. Ma la ragazza non sembra in vena di festeggiamenti: fuma nervosamente, risponde piccata e sbrigativa ai discorsi del suo compagno. Qualcosa non va: ben presto anche Malcolm se ne accorge.
Marie vuota il sacco: Malcolm, davanti ai riflettori, ha fatto un bellissimo discorso di ringraziamento, includendo attori, troupe, famigliari… ma non Marie. Lei non è stata nemmeno nominata. Uno smacco che ha destabilizzato e fatto infuriare la ragazza, specie perché il film si basa su di lei.
Da qui la pellicola si concentra sull’inevitabile scontro tra la coppia. Un litigio aggressivo, a tratti furioso, che a sorpresa all’improvviso si placa, per poi riprendere con maggiore forza. Lo scontro prende una deriva circolare: sono, a turno, vittima e carnefice. Si mostrano forti, spregevoli, affamati di vendetta e colmi di rabbia, per poi diventare fragili, insicuri, bisognosi di cure. Emerge anche l’amore, prepotentemente, a più riprese: nel loro rapporto c’è risentimento, morbosità, questioni irrisolte, ma indubbiamente i due si amano — e se lo dicono, se lo dimostrano. Ma non riescono a deporre le armi, a fare la pace, acquietarsi.

Malcolm & Marie

Malcolm e Marie in una scena del film (credits: netflix.fandom.com)

La vicenda si svolge nel corso di una notte, ma i due attori ci portano nel loro passato, continuamente.
Marie faceva abuso di droghe, ha tentato il suicidio, è stata salvata da Malcolm, che le è stato accanto nei momenti peggiori e si è occupato di lei.
Il suo film, in effetti, parla di Imani, una tossica che non sa amarsi né amare. Ma Malcolm fa capire a Marie che Imani non è basata interamente su di lei, bensì su pezzi di ragazze che lui ha amato, su persone che ha conosciuto, persino, in parte, su se stesso.

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Malcolm & Marie non parla solo di dinamiche relazionali: è anche un film sul cinema, che parla di cinema. Di come si fa il cinema, di cosa ispira un regista e uno sceneggiatore, di cosa riesce a recepire il pubblico, ma soprattutto la critica. I critici sono nel mirino di Levinson, che forse vuol farci riflettere sul fatto che non necessariamente un film deve essere politicamente schierato o portare un messaggio ben preciso.

Come dice lo stesso Malcolm: «Il cinema non deve avere per forza un messaggio, deve avere cuore, elettricità». La sua protagonista, ad esempio, è una ragazza di colore che di certo attraversa difficoltà maggiori, nel suo percorso di tossicodipendente, perché non è bianca. Ma non è questo il punto del film, e perciò Malcolm si infuria quando, verso l’alba, legge la prima recensione uscita, che lo definisce un film capolavoro sì, ma che parla del fallimento del sistema sanitario americano cercando di sovvertire stereotipi. Malcolm si arrabbia perché i critici non sentono quell’elettricità, quelle emozioni, che lui scrivendo e girando il film ha voluto trasmettere al pubblico. I critici peccano di eccessiva cerebralità, restano in un campo prettamente intellettuale e politico e scordano la pancia, le viscere, il cuore, le lacrime.
Ma noi spettatori vediamo tutta questa emotività nel film stesso, nel modo in cui il suo creatore ne parla, lo vediamo in Marie, che ha avuto un ruolo cruciale nella creazione del film.

Dietro a un grande regista, non c’è semplicemente una grande donna (parafrasando un cliché), ma anche tanti collaboratori, scrittori, produttori, attori, una troupe, un passato dal quale attingere per creare, una speranza che spinge il film ad un livello superiore. Un messaggio sì, che però non è unico né univoco, ma si compone al contrario di tanti messaggi diversi.
Dietro un film ci sono molte scelte, ma sono solo scelte: «Niente è indispensabile: movimenti, macchina, luce… Non sono importanti, è quello che uno vuole» spiega ancora Malcolm.
I critici si interrogano sui motivi: perché il bianco e nero? Perché decidere di usare un’inquadratura piuttosto che un’altra? Perché c’è un seno nudo? La risposta di Malcolm, che chiama in causa anche tanti film classici entrati nella storia del cinema, è molto semplice: si tratta solo di punti di vista, decisioni che certamente dipendono dalla cultura, dall’educazione, dal background di un regista. Nonché da chi gli sta accanto.
Significativa è la domanda che Marie gli rivolge: «Il film sarebbe stato lo stesso, se tu non fossi stato con me?»
«No» ammette Malcolm.

Malcolm & Marie

I due protagonisti , John David Washington e Zendaya (credits: netflix.fandom.com)

Quando si crea, tutto ciò che ci circonda va ad impattare il prodotto artistico finale. Dentro a una storia, dentro a un personaggio, ce ne sono altri mille, come in un’infinita matrioska.
Malcolm & Marie è un film che ribalta lo spettatore, facendogli pensare tutto e il contrario di tutto. Instilla dubbi, mette in moto riflessioni, mette in posizioni scomode. Mette in crisi le nostre certezze, invitandoci a guardare alle cose — che sia un film, un libro, un quadro, il nostro partner — in maniera diversa, inconsueta, senza mai darle per scontate. Ci invita soprattutto a dire “Grazie“. Quel “Grazie” che Malcolm dimentica e che invece Marie si dice da sola egregiamente. Se si è in grado di creare, di arrivare da qualche parte, lo si deve non solo a noi stessi, ma anche agli altri, che ci hanno ispirato e guidato, consigliato, tenuto per mano.

Un film che conferma, dopo Euphoria, la bravura di Zendaya: nonostante la giovane età, non ha nulla da invidiare ad attrici più esperte e navigate. Riesce a passare dalla ferocia allo smarrimento, da una tenera fragilità a una consapevole amorevolezza. È lei il vero perno del film, la bussola che guida Washington, intenso e profondo anche lui, capace di momenti di delirio, arroganza, pianto disperato.
Un film promosso a pieni voti.

 

Marie

Zendaya, Marie nel film (credits: netflix.fandom.com)

 

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Sull’Autore

Classe 1987. Sono nata e vivo a Gorizia, ho conseguito la laurea magistrale in Filosofia presso l’Università degli Studi di Trieste nel 2015. Collaboro con le riviste “Charta sporca” (per la quale scrivo recensioni di film e articoli su tematiche filosofiche), “Friuli Sera” (dove analizzo opere di Street Poetry e Street Art nella rubrica “Poesia di strada”) e con “La Chiave di Sophia”. In passato ho scritto per due quotidiani locali, “Il Piccolo” e “Il Messaggero Veneto” di Gorizia. A maggio 2017 la casa editrice Historica ha pubblicato il mio racconto “Imago” nell’antologia “Racconti friulani-giuliani” e di recente è stato pubblicato un mio saggio su “Esercizi filosofici”. Le mie passioni sono la scrittura, la filosofia, il cinema, i libri e l’insegnamento.

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