Prime Buone Notizie dal Mose: Le Paratoie si Alzano e San Marco Resta Asciutta

Poco meno di un anno fa assistevamo sbalorditi a immagini di una Venezia sommersa come mai prima. Sgomenti, abbiamo visto l’acqua della laguna inghiottire la città fino a 187 cm sopra il livello del mare. Consapevoli che non fosse un fenomeno come tanti altri, siamo stati messi davanti all’evidenza del cambiamento climatico, all’urgenza di agire per salvare il nostro patrimonio culturale e la nostra eredità storica.

Davanti a quelle preoccupanti immagini e ai primi allarmisti che gridavano alla catastrofe irreparabile, Antonello Pasini, fisico, Climatologo e docente all’Università di Roma Tre, aveva cercato di calmare gli animi: Venezia vive da millenni – aveva detto – sull’orlo di un precario compromesso tra la terra e il mare, si troverà una soluzione.

Ad oggi quella soluzione sembra si presenti sotto forma del travagliato progetto del Mose. Dopo gli ultimi due test (uno a Luglio e uno il mese scorso) le sue paratoie infatti si sono alzate per la prima volta in una situazione di reale emergenza. In barba agli scettici, ha funzionato: un’alta marea di 130 centimetri è stata bloccata fuori dalle bocche di porto di Venezia.

Nel tempo di un’ora e diciassette minuti le (ormai famigerate) paratoie si sono alzate, e in città l’acqua si è fermata a 70 centimetri. Il dato più impressionante: piazza San Marco è rimasta asciutta. È la prima volta che capita con queste condizioni meteorologiche. In città c’è un clima di festeggiamento: “Una giornata di svolta alla quale si è giunti anche grazie alla tenacia del Governo che in questi lunghi mesi ha spinto per accorciare i tempi di entrata in funzione dell’opera,” ha commentato questa mattina il Presidente Mattarella.

Fonte: Corriere della Sera

 

Dopo i mesi di lockdown che hanno messo in ginocchio l’economia della città, che si regge principalmente sul turismo, finalmente una buona notizia. la storica dell’arte veneziana Franca Lugato ha raccontato a Repubblica il clima che si respirava stamattina in città: “La sirena significa 135 centimetri di acqua alta, oltre il 50% della città sotto la laguna. Invece, le onde del mare si sono alzate, ma il Mose ha funzionato e ora siamo tutti all’asciutto. Sento in giro una grande positività, che supera anni di polemiche e discussioni”.

Restano alcune questioni da risolvere. La più evidente riguarda il patrimonio artistico: la basilica di San Marco, spiega il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, “”rimane comunque in difficoltà per una quota d’acqua che va da 88 centimetri a 130. Stiamo entrando nella stagione delle acque alte e i restauri del nartece, che sono stati appena approntati, rischiano di essere vanificati da una o due acque alte che superano di poco i 90 centimetri”. E commenta: “questo risultato poteva essere raggiunto in tempi molto più brevi”.

Resta dunque un velo polemico, ma anche qualcosa su cui riflettere. Se il fatto che le paratoie del Mose abbiano funzionato correttamente evitando che la città venisse sommersa rimane indubbiamente una buona notizia, la sua storia problematica non si può certo dimenticare. Non solo per quanto riguarda le lunghe tempistiche che si sono rese necessarie per raggiungere il risultato di oggi. L’obiettivo principale del Mose è quello di proteggere Venezia, ma la sua costruzione ha avuto e continua ad avere un forte impatto anche sulla fauna lagunare e sull’economia delle isole limitrofe. Questioni che andranno analizzate più approfonditamente e che da anni attendono una soluzione.

L’esperienza del Mose può essere un esempio di come l’ingegneria e la tecnologia possano aiutare l’uomo nelle sfide legate al cambiamento climatico, che sempre più frequentemente si dovranno affrontare. Sarebbe bene continuare a osservare da vicino il fenomeno, il suo sviluppo e la sua storia, comprese quelle che rimangono le criticità e le conseguenze dei molteplici errori commessi, per fronteggiare le prossime sfide con fiducia, ma con maggiore attenzione.

 

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