Il 2020 è stato indubbiamente un anno difficile per la maggior parte della popolazione mondiale. A partire dallo scoppio della pandemia a marzo dell’anno scorso, le problematiche sono state diverse: dalle numerose variazioni nel mercato del lavoro, ai sistemi sanitari del pianeta che si sono trovati più volte sull’orlo del collasso. Moltissime compagnie hanno implementato programmi di cassa integrazione, che non sempre si sono dimostrati efficaci, molte aziende si sono trovate costrette a chiudere, e molti dipendenti hanno perso il proprio lavoro.
Non è stato però un anno buio per tutti. Al contrario, per alcuni è stato piuttosto luminoso. I fortunati sono stati, intuitivamente, le big tech, brand che si occupano di tecnologia, shopping online e comunicazione digitale. Il Bloomberg Billionaires Index offre un quadro piuttosto chiaro della situazione.
Al primo posto tra gli uomini più ricchi del mondo alla fine del 2020 si trova Jeff Bezos. Non è una sorpresa: più volte durante l’anno i cittadini dei diversi paesi afflitti dall’emergenza sanitaria sono rimasti bloccati nelle proprie abitazioni a causa dei lockdown imposti dai governi. La risposta naturale al bisogno dei consumatori a fronte dei negozi chiusi è stato lo shopping online. Amazon, già un colosso del settore, ha chiuso il 2020 con un fatturato di 936 milioni di dollari, dopo aver registrato un aumento del 14%. Il netto utile è stato di 28,66 milioni.Il secondo posto è di Elon Musk, che è stato anche l’uomo a guadagnare di più al mondo lo scorso anno dopo che il valore di Tesla è volato alle stelle. Il 7 gennaio, dopo un ulteriore aumento dell’8% del valore della compagnia Musk supera di nuovo Bezos. Tesla diventa la compagnia più valutata del mondo, superando Facebook. Insieme, Bezos e Musk hanno guadagnato 217 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi.
Di converso, a soffrire maggiormente sono state compagnie aeree e petrolifere, a causa della diminuzione degli spostamenti. Il 21 gennaio una svolta storica: i produttori americani, in surplus di produzione e carenza di spazio, hanno pagato 37 dollari al barile gli acquirenti. In previsione di un ulteriore calo della domanda, il 5 gennaio l’Arabia Saudita ha annunciato un drastico calo nella produzione di greggio. La decisione, unilaterale e irrevocabile, è stata presa personalmente dal principe Mohammad bin Salman.
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Il risultato è che le ricchezze sono sempre più concentrate nelle mani di pochi. I cinque uomini più ricchi del mondo valgono 100 miliardi di dollari, mentre le persone che vivono in stato di povertà sono aumentate da 149 a 270 milioni. Quattro dei cinque sono attivi nel settore big tech.
Già a giugno, l’1% della popolazione mondiale possedeva il 20% della ricchezza del pianeta. A conferma di un trend in continua affermazione dal 1980, quando l’1% aveva l’11% delle risorse totali. Secondo il rapporto Oxfam Davos 2020 2.153 miliardari detenevano più del 60% della popolazione (4,6 miliardi di persone).
Allo stesso tempo si stanno modificando, all’interno delle aziende big tech, anche i rapporti tra impiegati e datori di lavoro. Recentemente i lavoratori di Google e altre compagnie del gruppo Alphabet si sono unite a formare una propria unione dei lavoratori. Finora hanno aderito più di 200 persone. “Molti tra noi impiegati si sentono impotenti, come se non avessimo più voce in capitolo per quanto riguarda la direzione che la compagnia sta prendendo” ha detto Kimberly Wilber, software engineer di Google, al New York Times.
I giganti tecnologici sono destinati a continuare la loro crescita esponenziale, che prevedibilmente sarà sempre più rapida. È essenziale prestare attenzione alla loro collocazione nei mercati e al patrimonio dei loro proprietari in relazione a quello del resto della popolazione. In questo contesto sembra sempre più difficile rimandare il discorso sulla redistribuzione delle ricchezze. Pare anzi che il 2021 potrebbe essere l’anno degli esperimenti legati al salario minimo garantito.