I cinque migliori film del 2020 (da vedere in streaming)

È stato un anno difficile e penalizzante per il cinema, lo sappiamo tutti. Ma in realtà, come è stato per le serie tv, anche i film ci hanno tenuto tanta compagnia e ci hanno permesso di viaggiare con la mente. E hanno continuato ad uscire — magari non in sala (i cinema sono stati aperti per pochi mesi, quest’anno), ma in streaming. Ecco, come ogni anno, la nostra personale classifica dei cinque migliori film del 2020, dal più bello — più un film bonus, uscito da pochissimo. Potete guardarli tutti in streaming. Ma speriamo che il nuovo anno ci permetta di nuovo di sederci su quelle poltroncine rosse, aspettando che le luci si spengano e che inizi la magia.

Jojo Rabbit

Diretto da Taika Waititi, comico, attore e regista neozelandese, il film si ispira al romanzo del 2004 Il cielo in gabbia di Christine Leunens. Waititi ha anche un (fantastico) ruolo nel film e ne firma la sceneggiatura (non originale), che si è aggiudicata l’Oscar.
È un film sull’Olocausto, eppure riesce a far ridere di gusto. Ma sa anche commuovere in modo straziante ed allo stesso tempo riempie di gloria e speranza. Probabilmente è uno degli ultimi film che qualcuno di noi avrà visto al cinema prima della pandemia (è uscito nelle sale a metà gennaio, ora è disponibile in streaming su varie piattaforme, tra cui Chili).
Racconta di un bambino tedesco, Johannes detto Jojo Rabbit (Roman Griffin Davis), perfettamente inquadrato nel sistema nazista e fedele al suo Führer. Così tanto che il suo amico immaginario è proprio lui, Adolf Hitler — interpretato da Waititi. L’Hitler che vediamo nel film è però ironico, istrionico, spassoso e unico. Una guida imprescindibile per il piccolo Jojo, specie quando la sua vita diventa sempre meno inquadrata. Sua madre (Scarlett Johansson) ha comportamenti sospetti, e presto Jojo scopre addirittura che c’è un’intrusa in casa sua, una pericolosa nemica: un’ebrea.
Questo film ci insegna che le risate e l’ironia sono un’ancora di salvezza alla quale possiamo aggrapparci quando tutto il (nostro) mondo crolla miseramente su se stesso. Ridendo veniamo condotti da una forza impalpabile verso una speranza invincibile che permette di ricominciare e di continuare a vivere. Indimenticabile la scena che chiude il film: fa venire la pelle d’oca e fa credere in un mondo migliore, in cui tutti possiamo essere eroi, se non per un solo giorno, anche solo per un momento.

– Leggi anche: Jojo Rabbit: una recensione scritta tra le lacrime

Le strade del male

Le strade del male (titolo originale The devil all the time) è tratto dal romanzo di Donald Ray Pollock uscito nel 2011 ed è diretto da Antonio Campos per Netflix. È un film cupo, duro, spiazzante. In questo caso, il titolo italiano è forse più significativo: ogni personaggio della storia, inconsapevolmente o meno, percorre una strada verso un male indicibile. La storia inizia negli anni ’50 e ci presenta Willard, un reduce di guerra. Tornato nel suo paese in Ohio, Willard porta su di sé i segni del male, gli orrori che ha vissuto durante la seconda guerra mondiale. Quei traumi sembrano dissiparsi quando il ragazzo conosce Charlotte, una cameriera, e mette su famiglia con lei. I due hanno un figlio, Arvin (che da adulto sarà interpretato da un bravissimo Tom Holland, che dimostra una grande maturità recitativa). Qui altre storie iniziano ad intersecarsi a quella di Willard e la sua famiglia. Quella di Helen (Mia Wasikowska), una giovane che sposa un predicatore folle (Roy Laferty) e ne paga le conseguenze. O quella di Carl e Sandy, due coniugi con una passione perversa e macabra. E, per finire, la storia di un reverendo, Preston (Robert Pattinson), laido e lascivo. Come si collegano le vicende di tutte queste persone? E cosa c’entra il giovane Arvin (alias Tom Holland), che sembra essere la quadratura del cerchio di questo film? Il ritratto di tutti questi personaggi è impietoso. Se “le vie del Signore sono infinite”, lo sono di certo anche quelle del diavolo. Nella campagna e nella periferia americana rappresentate nel film, il male schiaccia, uccide, strazia, toglie affetti, identità e futuro. Ma forse, qualcuno che riesce a resistere c’è. Un anima anch’essa macchiata, non pura, tesa a difendere il bene che gli resta, intenta a immaginare un futuro migliore, nonostante tutto. Le strade del male è un film potente, straziante, non facile da digerire. Ma è indubbiamente uno dei migliori prodotti quest’anno, perché capace di fotografare con impietosa lucidità il male e il desiderio di fare del bene, di essere ancora felici. Non a caso, il regista Pedro Almodóvar lo inserisce tra i migliori film dell’anno.

Favolacce

Inserire una tale favolaccia nella classifica dei migliori film dell’anno (un anno bello tosto, peraltro) è forse un azzardo. Oppure no?
Firmato dai fratelli D’Innocenzo e acclamatissimo dalla critica, Favolacce è un film sugli adulti raccontato dai bambini. Ambientato in una squallida periferia romana, il lungometraggio parla di degrado, decadenza, bruttura, in una spirale di dolore che ricorda un po’ Dogman di Garrone. Una fiaba veramente amara che lascia un peso sul petto e fa pensare a quanto poco gli adulti (uno di questi è Elio Germano, un mostro di bravura e di angoscia) siano consci delle loro responsabilità, delle loro scelte — come quella di mettere al mondo dei figli, ad esempio. Dentro c’è un po’ di tutto: la voglia di primeggiare rispetto a vicini e conoscenti dimostrando al contrario di non avere e di non essere nulla; un bieco consumismo; una genitorialità malata; una sessualità distorta che fa capolino troppo presto. Mancano del tutto la purezza dell’infanzia e i buoni sentimenti. I fratelli D’Innocenzo esagerano? Esiste davvero il mondo da loro dipinto? Che sia ciascuno di voi a trovare una risposta.
Quel che è certo è che l’arte non può e non deve essere solo consolazione, né deve incarnare per forza valori positivi. Anzi, a volte è proprio grazie a un violento e proverbiale schiaffo in faccia, che impariamo ad essere migliori.
(Lo trovate in streaming su Amazon Prime Video)

L’incredibile storia dell’Isola Delle Rose

Sydney Sibilia, dopo la fortunata trilogia di Smetto quando voglio, non delude, anzi stupisce e diverte, dirigendo questo lungometraggio uscito a dicembre su Netflix. Il film racconta una storia vera che ha dell’incredibile (e che forse ben pochi conoscevano): la vicenda che ha portato Giorgio Rosa, intraprendente e visionario ingegnere italiano, a costruire nel 1968 una sua isola “di ferro” personale, a oltre sei miglia dalla costa di Rimini. In acque internazionali, quindi, fuori dalla giurisdizione italiana ed europea. Tanto che, dopo aver proclamato l’isola Stato indipendente, l’ingegner Rosa si è rivolto al Consiglio d’Europa a Strasburgo per ottenere una convalida. Rosa è interpretato da Elio Germano, che (ma che lo diciamo a fare?) è sempre un fuoriclasse, davvero spassoso con quella cadenza bolognese resa alla perfezione, ma anche appassionato e folle. C’è pure un’altra notevole attrice nostrana da tenere d’occhio (ha di recente preso parte niente meno che a una serie tv HBO con Nicole Kidman e Hugh Grant, The Undoing): Matilda De Angelis. Qui impersona Giovanna, donna forte e determinata, avvocatessa di diritti internazionali irrimediabilmente innamorata di Rosa — ma disposta ad accettare tutta la sua eccentricità? Guardate il film e lo scoprirete, così come verrete a conoscenza di dettagli curiosi e interessanti della recente storia italiana.

Emma

Il film ha per protagonista la nuova promessa Anya Taylor-Joy (La regina degli scacchi) ed è tratto dal classico di Jane Austen. Sebbene sia un film in costume, non è per nulla noioso né convenzionale. Anzi. Certo, i dialoghi e le ambientazioni sono da Ottocento, non potrebbe essere altrimenti. Ma una sottile vena ironica unita a una certa freschezza serpeggia nel corso di tutto il film. Un classico che diventa divertente, godibilissimo, romantico ma senza essere stucchevole. Non è certo la prima volta che Emma viene adattato per il grande schermo, ma stavolta pare che la regista Autumn de Wilde abbia proprio fatto centro. E pensare che era la sua prima volta dietro la macchina da presa: la de Wilde è soprattutto una fotografa, nonché una ritrattista, e ha realizzato molte copertine di album famosi (The White Stripes, per dire) e diretto molti videoclip. Questa sua esperienza pregressa si fa sentire: Emma ha una fotografia magnifica, primi piani che invadono beatamente lo schermo e restano dentro, nonché un ritmo veloce e peculiare. Una bella rom-com (romantic comedy) che risolleva. Oltre alla talentuosa Taylor-Joy, ci sono anche Josh O’ Connor (il fenomenale principe Carlo nelle due ultime stagioni di The Crown) e Johnny Flynn, un altro attore da tenere d’occhio (visto in Love Sick, serie Netflix e di recente nel bio-pic su David Bowie, Stardust, che ahimè non ha avuto molta fortuna).
Lo trovate in streaming su Chili.

Bonus: Soul

È uscito in streaming il giorno di Natale su Disney+ e tutti gli amanti dei film della Pixar si sono affrettati a vederlo. E già se ne parla come uno dei migliori lungometraggi animati dell’anno. Di che cosa tratta? Di talento, di vita, di occasioni, di rivelazioni. Qual è la trama? Il protagonista, Joe, è un professore di musica delle scuole medie che nel tempo libero insegue instancabile il suo sogno: diventare un famoso musicista jazz. La sua occasione sembra finalmente vicina, ma le sue carte vengono completamente scombinate. Si ritrova invece a fare la conoscenza di un’anima chiamata 22, che si rifiuta di nascere e di giungere sulla Terra. I due si aiutano a vicenda, convinti di voler raggiungere i loro scopi: lui tornare a toccare con mano quell’occasione di tutta una vita, lei tornare nel suo limbo, senza nascere mai, senza vivere mai per davvero. Come andrà a finire? Finirà che sia gli spettatori bambini che quelli adulti si chiederanno cosa significa per loro vivere. Uno dei migliori film Pixar, pieno di significati, che quasi quasi raggiunge (o supera?) lo splendido e commovente Inside out di qualche anno fa.

Sull’Autore

Classe 1987. Sono nata e vivo a Gorizia, ho conseguito la laurea magistrale in Filosofia presso l’Università degli Studi di Trieste nel 2015. Collaboro con le riviste “Charta sporca” (per la quale scrivo recensioni di film e articoli su tematiche filosofiche), “Friuli Sera” (dove analizzo opere di Street Poetry e Street Art nella rubrica “Poesia di strada”) e con “La Chiave di Sophia”. In passato ho scritto per due quotidiani locali, “Il Piccolo” e “Il Messaggero Veneto” di Gorizia. A maggio 2017 la casa editrice Historica ha pubblicato il mio racconto “Imago” nell’antologia “Racconti friulani-giuliani” e di recente è stato pubblicato un mio saggio su “Esercizi filosofici”. Le mie passioni sono la scrittura, la filosofia, il cinema, i libri e l’insegnamento.

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