Il cibo biologico: cifre e trend futuri, intervista a Ignazio Garau

A livello nazionale e internazionale il consumo sostenibile è sempre più un valore presente nelle nostre vite, lo conferma anche l’agenda 2030 (obiettivo 12). Il consumo di cibo è riconosciuto come un importante problema di sostenibilità, a causa del suo impatto sulla salute pubblica e individuale, sulle risorse naturali, sulla coesione sociale ed economica.

La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) definisce le diete sostenibili quelle “a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, e ad una vita sana per le generazioni presenti e future. Queste devono essere protettive e rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente accettabili, accessibili, economicamente eque e convenienti; nutrizionalmente adeguate, sicure e sane, e devono ottimizzare allo stesso tempo le risorse umane e naturali”.

Recenti ricerche mostrano che la partecipazione in attività sociali e culturali ha un impatto positivo sull’acquisto sostenibile di beni alimentari, in egual misura all’orientamento stesso dell’attività sociale e, che la presenza di etichette che riportino riconoscimenti chiari sulla sostenibilità ambientale e sociale (vedi ad esempio logo Nocap in Italia) danno ai consumatori l’opportunità di decidere con maggior consapevolezza le loro scelte alimentari. Inoltre fenomeni come l’attivismo di Greta Thumberg e la nascita di Bio Distretti spingono maggiormente all’acquisto di cibo biologico perché ritenuto, come già detto, più sostenibile quindi meno inquinante e sicuro e salutare.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Ignazio Garau, presidente di Italiabio, per comprendere da vicino come reagisce il consumatore italiano e quali sono i trend futuri per il consumo del cibo biologico. 

Ignazio Garau, presidente di Italiabio

Perché mangiare biologico?
È una domanda che in questi anni si sono posti tanti cittadini a cui hanno fatto seguire una scelta convinta, come ci raccontano i numeri. Le rilevazioni statistiche indicano nel biologico un comparto in continua crescita, nonostante le ripetute crisi economiche e sanitarie che si sono succedute.

L’agricoltura biologica è un insieme di principi e di valori che costituiscono una visione originale del modo in cui l’uomo deve interagire con il suo ambiente vitale: scegliendo modalità di produzione, preparazione e distribuzione del cibo e di altri beni che aiutino a non dissipare le risorse disponibili sul nostro pianeta terra; rispettando la vita delle piante e degli altri animali, la qualità dell’ambiente e la salute di chi consuma i prodotti della terra. L’agricoltura biologica afferisce al modo in cui le persone interagiscono con paesaggi vivi, si rapportano l’uno con l’altro, contribuiscono a formare e custodire l’eredità delle generazioni future.

Siamo lentamente scivolati in una condizione in cui, a partire dalla ristorazione collettiva e commerciale, subiamo passivamente le scelte di altri circa la qualità della nostra alimentazione, con pochi strumenti per capire, conoscere e decidere in piena consapevolezza. Nella ristorazione collettiva e commerciale, la preparazione dei piatti è delegata agli chef. Invece, nella ristorazione domestica ci affidiamo sempre di più all’industria alimentare che ci fornisce una quantità crescente di cibi già pronti, ad alta componente di servizio, come si dice nel linguaggio tecnico. Ci siamo estraniati dalla conoscenza e dalla scelta del nostro cibo.

Per questo dobbiamo recuperare familiarità con quello che introduciamo nel nostro corpo e anche riscoprire la semplicità e la gioia di ritornare a preparare il nostro mangiare, per dividerlo in maniera conviviale con i nostri familiari e con i nostri amici.
Dobbiamo essere consapevoli che il cibo favorisce una vera e propria simbiosi tra il nostro corpo e l’ambiente che ci circonda. Il cibo è il legame tra l’essere e la natura, lo strumento tramite il quale garantiamo energia al nostro corpo e alle nostre cellule.

Dobbiamo conoscere il cibo che introduciamo nel nostro corpo, se vogliamo che sia veramente il mediatore tra noi e il mondo esterno. L’alimento non è solo una sommatoria di acqua, carboidrati, proteine, grassi e fibre. Il cibo è vita, la vita si nutre di vita, di energia vitale. Per questo dobbiamo preferire alimenti freschi, di stagione, di provenienza locale, biologici, che siano manipolati il meno possibile. Dobbiamo pretendere di sapere l’origine del nostro cibo. Chi l’ha prodotto e dove, come è stato coltivato (con quale metodologia: convenzionale, lotta integrata, agricoltura biologica), quando è stato raccolto, come è stato eventualmente trasformato, con l’utilizzo di quali sostanze, come è stato conservato e trasportato.

Il cibo è frequentemente nella nostra considerazione una semplice merce, neanche la più importante, tanto che scegliamo di risparmiare sulla spesa per gli alimentari, piuttosto che sull’acquisto di altri generi di consumo voluttuari e decisamente meno importanti per la nostra salute. È utile ragionare sul valore del cibo, piuttosto che semplicemente sul suo “prezzo”. Parlare solo di prezzo ci ha portato a delocalizzare la produzione là dove i costi di acquisto sono inferiori, così come era successo con la produzione industriale. ll cibo non può essere solo una merce ma un diritto di tutti. Il cibo è salute, benessere, piacere, convivialità, cultura. Il cibo è vita e la vita si nutre di vita: per questo il cibo deve essere fresco e vitale, di stagione, il più naturale possibile.
Scegliere il bio, è, dunque, una scelta responsabile, di rispetto per sé stessi e per l’ambiente in cui viviamo. Mangiare bio vuole dire essere consapevoli e informati.

cibo biologico

Quali sono i dati italiani? Abbiamo indicatori positivi o negativi sui trend futuri?
In Italia il bio è più vivo che mai. I dati recentemente forniti dal report “Bio in cifre 2020“, redatto da Ismea per il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, parlano chiaro: la superficie biologica è ormai di quasi 2 milioni di ettari (1.993.236, 35.000 ettari in più rispetto al 2018 e oltre 879.000 ettari in più (+79%) rispetto al 2010). I campi “bio” ormai contano per il 15,8% della superficie agricola utilizzata, dato che supera la media europea (8%) e le quote degli altri principali Paesi produttori: Spagna (10,1%), Germania (9.07%) e Francia (8,06%).

Gli operatori biologici in Italia hanno superato quest’anno le 80.000 unità. Le regioni con il maggior numero di operatori sono: la Sicilia (10.596 unità), la Calabria (10.576) e la Puglia (9.380), ma si riscontrano incrementi rilevanti anche in altre regioni.
I consumi di prodotti dell’agroalimentare biologico sono cresciuti, nell’ultimo anno, del 4,4%, superando i 3,3 miliardi di euro (dato Mipaaf aggiornato al primo semestre 2020). Con un’incidenza complessiva del biologico sulla spesa per l’agroalimentare italiano pari al 4%.
Nel 2020 il 90% dei consumatori italiani ha acquistato più di tre volte un prodotto biologico (+1,4% rispetto al 2019). Frutta, ortaggi, latte e derivati biologici sfusi sono sempre più presenti nei supermercati. Le vendite di biologico salgono nella grande distribuzione (+5,7%), nei discount (+10,7%) e nei negozi tradizionali (+3,2%).

Uno studio Ismea condotto nel primo trimestre 2020 mostra che su 3.792 soggetti, il 25% ha acquistato, almeno una volta, un prodotto agroalimentare online e tra questi sono più della metà quelli che hanno preferito un prodotto bio.
Anche nell’export il bio vale intorno ai 2,5 miliardi di euro: gli ultimi dati, relativi al 2019, mostrano un aumento dell”8% rispetto al 2018, il doppio rispetto alla crescita dell’agroalimentare. Ed è una crescita del 150% rispetto a dieci anni fa.

olio biologico

Parlami del tuo lavoro e di cosa stai cercando di realizzare.
Il 23 novembre 2018, nel corso del convegno “La Bisaccia del viandante” nell’ambito del Meeting “All Routes Lead To Rome“, l’associazione Italiabio e Cammini d’Europa hanno presentato il manifesto di BioSlow e hanno sottoscritto una convenzione.
Il manifesto e la convenzione sono stati condivisi e sottoscritti da associazioni, aziende, professionisti ed enti pubblici. Adesioni sono giunte anche dalla Francia, dalla Svizzera e dalla Grecia.

A partire dalla fine del 2018 è iniziato, dunque, il percorso della rete BioSlow, che ha sviluppato diverse azioni e iniziative e che ci ha portato a promuovere la nascita dei Distretti BioSlow.
Il Distretto BioSlow è il progetto che mette al centro il territorio con le sue risorse, le sue peculiarità, le sue istituzioni, i soggetti economici e sociali che lo caratterizzano e lo animano. È un progetto di crescita sostenibile che condivide e applica i principi ispiratori della rete BioSlow e del suo manifesto costitutivo.
Il Distretto BioSlow favorisce la costituzione di Comunità BioSlow.

La Comunità BIOSLOW è una comunità di intenti e interessi che, se pur differenti tra di loro, cooperano per conseguire una serie di obiettivi comuni che superano i vantaggi individuali e particolari, per rendere le attività economiche e l’ambiente circostante economicamente solidali, improntati alla sostenibilità e al rispetto dei valori etici. Una Comunità capace di avvalorare la vita di tutti quelli che a vario titolo entrano in relazione con essa. La Comunità diventa un’unità organica che condivide un interesse economico, animata da un contenuto sociale e da un fine etico. Costituisce la dimensione entro cui l’agire economico può, concretamente, porsi l’obiettivo di favorire la complementarietà e l’armonica integrazione delle espressioni della vita umana.

In Sicilia, Puglia, Sardegna sono nati i primi Distretti BioSlow, che ora stanno prendendo piede anche nelle regioni del centro-nord Italia.

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