Ci troviamo in un’epoca in cui grazie a internet le informazioni circolano ad una velocità senza precedenti. Soprattutto sono accessibili a chiunque possegga una connessione. Il problema è che quando una notizia errata arriva all’utente inesperto, che non ha il bagaglio di conoscenze necessario per stabilire se sia credibile o meno, si generano falsi miti che possono diventare molto dannosi.
Sul Coronavirus circolano innumerevoli leggende metropolitane. Abbiamo quindi deciso di prenderne in esame qualcuna, tentando di sfatarle e contribuendo, nel nostro piccolo, a fare una delle cose che la scienza si propone da sempre: portare chiarezza laddove ce n’è poca (o non ce n’è proprio).
I miti che circolano e come sfatarli
La prima fake news diffusa, che tutti avrete certamente sentito, riguarda la teoria che Sars-Cov-2 sia stato creato in laboratorio dai cinesi come arma biochimica. Questa ipotesi è assolutamente Falsa: questa notizia trae origine dalle dichiarazioni della dottoressa Li-Meng Yan, che sostiene di aver fatto alcune scoperte riguardo un’operazione segreta mentre era di stanza a Wuhan come responsabile delle ricerche sui “nuovi casi di polmonite” in quella regione. Indagini approfondite dei Servizi Segreti Americani hanno negato categoricamente tale possibilità; inoltre da un’inchiesta della CNN è emerso che il paper pubblicato dalla dottoressa riportava grafici e paragrafi copiati da un blogger di G news. G news è un sito web legato a Steve Bannon, ex consigliere di Trump. La CNN ha verificato le fonti citate dalla dottoressa, ma sono tutte piuttosto dubbie. Tant’è che la ricercatrice della Columbia University Angela Rassmussen si è esposta in prima persona definendo lo studio della collega ‘’ingannevole’’, alla sua voce si sono unite quelle di altri esperti: un epidemiologo della Georgetown University e una Professoressa dell’Università del Michigan, tutti concordi nel definire la ricerca priva di solidi fondamenti scientifici.Era stato indicato come possibile “fonte” del virus il laboratorio della dottoressa Shi Zengli, ma anche questa notizia è stata smentita: la dottoressa, impegnata da anni sul fronte della ricerca sui coronavirus, ha spiegato nel dettaglio a Science i motivi per i quali Sars-Cov-2 non può provenire dal suo centro di ricerca.
Negli ultimi 15 anni Shi Zengli ha studiato più di 2.000 coronavirus di pipistrelli, e li ha identificati nel suo laboratorio a partire da sequenze genetiche estratte dai campioni di feci e saliva. Nel 2005 dimostrò, con una pubblicazione su Science che il virus del 2003 della Sars proveniva dai pipistrelli e aveva fatto il salto di specie arrivando all’uomo tramite un mammifero carnivoro viverride, lo zibetto. E’ stata sempre lei a capire che anche il virus Sars-CoV-2 proveniva dai pipistrelli ed ha effettuato il salto di specie tramite, probabilmente, un folidoto: il pangolino. Nel documento inviato a Science ha dichiarato: ‘’prima d’ora non eravamo mai entrati in contato con questo tipo di virus’’.
Per ora possiamo dunque affermare che tutte le prove suggeriscano che Sars-Cov-2 non sia stato creato in laboratorio . Se volete approfondire la storia della dottoressa Zengli e del suo laboratorio ecco un link utile. Hanno contribuito ad alimentare teorie del complotto simili, secondo le quali il virus sarebbe stato diffuso a livello globale per aumentare i profitti delle case farmaceutiche, i video di una certa Judy Mikovits, che fra YouTube, Facebook e Instagram hanno raggiunto oltre 8 milioni di visualizzazioni. E’ incredibile la risonanza mediatica delle fake-news, che spesso sovrasta con il suo rumore le notizie verificate, un fenomeno amplificato dagli algoritmi che regolano il feed dei social media che quotidianamente utilizziamo: l’esistenza del Covid ha reso molto evidente questo problema, che viene evidenziato (e puntualmente spiegato) anche nel recente documentario di Netflix ‘’The Social Dilemma’’.
I governi di tutto il mondo si sono trovati in difficoltà di fronte a questo nemico invisibile e ciascuno ha adottato le misure che riteneva più opportune per contrastarlo. Inizialmente alcuni Paesi, come l’Inghilterra e la Svezia, hanno scelto di tentare la strada dell’immunità di gregge. Una soluzione rivelatasi inefficace poiché gli esperti sostengono che circa il 60-70% delle persone dovrebbero contrarre il Covid prima di iniziare a parlare di immunità collettiva. L’indice di mortalità in U.K. è uno dei più alti al mondo e anche la Svezia ha sofferto molto la decisione di non indire immediatamente un lockdown, non solo dal punto di vista delle perdite ma anche dal punto di vista economico.
Da qui passiamo al falso mito al momento più deleterio di tutti gli altri: quello secondo il quale sottoporsi ad un vaccino sarebbe ancor più rischioso che contrarre il Covid. Queste idee sono figlie del pericoloso movimento NoVax, che grazie a questa pandemia sta acquisendo notevole popolarità, veicolando un’enorme e grave disinformaizione. Il New York Times ha pubblicato un articolo che spiega come i processi di sviluppo del vaccino stiano accelerando, ma sempre nel mantenimento gli standard di sicurezza.
Gli esempi riportati sopra di diffusione di false notizie non sono certo un fenomeno recente, anche se la diffusione dell’informazione online ne ha sicuramente amplificato la portata. Lo strumento essenziale per muoversi tra news e fake news resta comunque quello di educarsi, di aumentare la propria coscienza critica in modo tale da avere gli strumenti per discernere il vero dal falso.