Hanno riaperto gli spazi espositivi del Fondazione MAST a Bologna, con la mostra UNIFORM INTO THE WORK / OUT OF THE WORK.
Il progetto espositivo curato da Urs Stahel dedicato alle uniformi da lavoro, attraverso oltre 600 scatti di grandi fotografi internazionali, mostra le molteplici tipologie di abbigliamento indossate dai lavoratori in contesti storici, sociali e professionali differenti. Nate per distinguere chi le indossa, le uniformi da un lato mostrano l’appartenenza a una categoria, ad un ordinamento o a un corpo, senza distinzioni di classe e di censo, dall’altro possono evidenziare la separazione dalla collettività di chi le porta.
Questa mostra collettiva raccoglie le immagini di 44 fotografi e un’esposizione monografica di Walead Beshty, che comprende centinaia di ritratti di addetti ai lavori del mondo dell’arte, incontrati dall’artista, per i quali l’abbigliamento professionale è segno distintivo. Si viene così a creare un percorso di riflessione sull’essere e sull’apparire.
Serie “Minatori”, 2000-2002. Courtesy of Photography of china.com
Sono il mio lavoro o faccio il mio lavoro?
Scrive Urs Stahel, Curatore della PhotoGallery e della Collezione MAST: “Con l’abbigliamento da lavoro distinguiamo tra diverse forme e categorie professionali: da un lato la tuta o la casacca blu degli artigiani e degli operai delle fabbriche, dall’altro il colletto bianco come simbolo del completo giacca e pantaloni, camicia bianca e cravatta di coloro che svolgono funzioni amministrative. Il camice bianco o verde è tipico in Italia di alcuni operatori della sanità, quello bianco di tecnici e ingegneri; il grembiule bianco è indossato da macellai, fornai, cuochi, tipografi, legatori e molti altri lavoratori. Inoltre, da molti decenni il grembiule bianco è anche il segno di una distinzione sociale e di genere. In molti contesti culturali, per lungo tempo, è stato indossato soprattutto dalle donne”.
“La moda che psicologicamente rispecchia la vita quotidiana, le abitudini, il gusto estetico”, scrive Varvara Stepanova, artista costruttivista e moglie di Aleksandr Rodčenko in un saggio del 1923, “cede il passo a un abbigliamento concepito per agire in svariati ambiti professionali e svolgere una determinata azione sociale. È un abbigliamento che esplica il proprio valore solo nell’ambito del processo lavorativo e che al di fuori della vita reale non possiede alcuno scopo, come una forma particolare di ‘opera d’arte’”. Ecco quindi che la divisa viene a perdere il suo potere di inclusione ed esclusione nel momento in cui viene tolta.

IRVING PENN
Macellai / Les Garçons bouchers, 1950 Irving Penn | Les Garçons Bouchers, Paris, 1950 | © Condé Nast
Breve riflessione linguistica
Interessante vedere come nel percorso della mostra ogni artista dia un’interpretazione personale e diversa di uniforme, soprattutto nel passaggio dall’abbigliamento di lavoro alla divisa. Il curatore della mostra mette in evidenza come nella lingua italiana esistano due parole simili ma opposte per significare la stessa cosa: uniforme e divisa. La prima ha una concezione unificante e di omologazione, mentre la seconda divisoria. Questi due significati sono in dicotomia per lo stesso referente e dimostrano come l’abbigliamento da lavoro abbia il duplice effetto di includere ed escludere allo stesso tempo.
Gli autori Elisabeth Hackspiel-Mikosch e Stefan Haas, nel loro libro Civilian Uniforms as Symbolic Communi-cation (2017), affermano: “Segnalano l’appartenenza a una collettività, sia essa un’autorità statale, una corporazione o un ordine religioso, un’associazione civile o un’impresa privata. Ma le uniformi possono anche escludere, tracciare linee divisorie, rendere visibili o addirittura intensificare i conflitti sociali. Chi sa leggerne i segni, trae informazioni di rango, posizione, ambito di competenza e responsabilità della persona che indossa l’uniforme”.
Progressiva trasformazione dell’abbigliamento da lavoro e dell’uniforme in stile e moda
Infine, vediamo nell’ultima sezione l’abbigliamento da lavoro uscire dal suo contesto e diventare per le donne atto di camouflage, atto di liberazione dalle tradizionali, rigide norme che regolano il vestiario e dai ruoli di genere imposti. Nella moda femminile degli ultimi vent’anni il cross-dressing diventa un modo attraverso cui le donne esprimono un’immagine nuova di sé.

BRATKOV SERGEY
from series ARMY GIRLS #2
2000, 99x70cm , C-Print / Paper, Vintage C-print mounted on aluminium
© Bratkov Sergey