“La lotta è FICA”: il nuovo progetto femminista nelle strade di Bologna

È stata una riapertura particolare, quella in seguito al lockdown per il contenimento dell’emergenza Covid-19. Tra marce e proteste, più o meno pacifiche, in Italia e nel mondo le strade si sono colorate con i manifesti a supporto del movimento Black Lives Matter e gli arcobaleni del Pride Month. “La lotta è FICA” è il nuovo progetto di Urban Art di CHEAP, composto da 25 poster realizzati da altrettante artiste (tra illustratrici, grafiche, fotografe, performer, fumettiste, streetartists) e affissi su muri e portici in Via Indipendenza a Bologna. Il collettivo, fondato nel 2013, si occupa di animare la città tramite Public Art tanto gradevole da osservare, quanto necessaria da comprendere. L’obiettivo è quello di muovere le coscienze su temi sociali ogni anno diversi. Quale miglior modo per farlo se non tramite una forma di comunicazione così d’impatto quale l’arte visiva? Meglio ancora se si tratta di arte “di strada”, posta inevitabilmente sotto gli occhi di tutti.

Contro la violenza di genere

Con il primo progetto dopo mesi di quarantena, l’iniziativa riparte dal femminismo. “La pandemia ha funzionato in vari ambiti come un acceleratore che ci ha imposto un terribile reality check. All’interno di questa crisi, i divari di genere preesistenti si sono dilatati”, si legge sul sito ufficiale di CHEAP. Aggiungendo poi che l’effetto pandemico riversatosi sullo spostamento di risorse economiche dai servizi di salute sessuale, riproduttiva e materna abbia messo in difficoltà il settore, i cui mezzi scarseggiavano già prima dell’imprevisto del virus. Legittimo credere – sostiene il collettivo – che non sarà possibile garantire il diritto di accesso a tali servizi fondamentali. È stato inoltre chiesto di restare in casa a donne la cui casa è il luogo meno sicuro in cui trovarsi. Nel report  Questo non è amorediffuso dalla Polizia di Stato con i dati aggiornati al 2019, si parla di 88 vittime di violenza domestica ogni giornouna donna ogni 15 minuti. “In uno scenario del genere” – dichiara CHEAP – “ripartire dal femminismo ci sembra solo un atto di buon senso.”

Bastardilla per La lotta è FICA

Body positive

CHEAP scava a fondo nelle cause remote del disagio e decide di trattare “della connessione del potere sistemico nel generare funzionalmente sessismo e razzismo, della necessità di elaborare strumenti di decolonizzazione, di rappresentare corpi che orgogliosamente esulano dalla bianchezza o dall’eteronormatività o dalla visione binaria del genere: così come sappiamo che non si è pronti a eliminare i simboli del privilegio, pensiamo che sia ora che si facciano i conti anche con quelli della nostra liberazione.” I poster rappresentano le lotte femministe che intersecano l’antirazzismo – osservati con uno sguardo queer sui generi e mettendo in luce  i corpi delle donne, corpi trans – corpi che rompono con i canoni estetici normalizzati. Corpi che passano dall’essere oggetto a soggetto del desiderio.

Chiaraliki.art e Silvia Calderoni per La lotta è FICA

Per la decolonizzazione e l’antirazzismo

Con la polemica Montanelli si è discusso poi di come il testamento di privilegio e discriminazione post coloniale sia proposto quotidianamente nelle nostre città con statue e monumenti. In questi ultimi mesi, invece, personaggi legati alla storia del colonialismo italiano (mai necessariamente approfondita tra i banchi scolastici) sono stati smantellati e vandalizzati per far spazio ad una prospettiva antirazziale, che rifiuta di raccontare esclusivamente la storia di chi detiene il potere. Qualcosa si sta smuovendo e non è casuale la tempistica del progetto di CHEAP. A tal proposito, la denuncia antirazzista arriva con il poster di Rita Petruccioli, che rappresenta brillantemente la correlazione tra razzismo e sessismo come manifestazioni interconnesse di uno stesso sistema di violenza.

Rita Petruccioli per La lotta è FICA

Con l’obiettivo di contrastare dunque ogni possibile forma di intolleranza, di cui la discriminazione corporea (tema centrale del progetto) è uno dei principali sintomi, si scaglia una freccia il cui bersaglio è la violenza sistematica.
Ci si arma di pennello e si dipinge un quadro di speranza per l’avvio dell’abbandono di schematizzazioni sociali.

“La lotta non è mai stata così FICA.” (CHEAP)

Sull’Autore

Nata nel 2000 a Roma, dove attualmente vivo e studio Comunicazione, tecnologie e culture digitali. Approfondisco i miei studi con corsi di content marketing e neuroscienza del consumo, con la volontà di coltivare le mie potenzialità nello sviluppo più complessivo possibile della mia persona. Descrizione breve? Sono solo "appassionatamente curiosa".

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