Qualche giorno fa ci siamo imbattuti in un post sul profilo di Mike Lorefice in cui, immortalato in uno scatto nel quale indossava un costume da donna rubato alla madre, annunciava l’uscita del suo nuovo romanzo.
(ndr: per vostro diletto, trovate il post qui https://www.instagram.com/p/BqIfO4phtPG/?utm_source=ig_share_sheet&igshid=18hr4h6g1xeaq)
Conoscendo la particolarità del soggetto in questione, abbiamo deciso di intervistarlo per saperne qualcosa di più.
Mike Lorefice è noto ai più come il portavoce della tanto discussa community Sesso, droga e pastorizia, ma è anche uno scrittore di romanzi: nel 2010 ha pubblicato Il cielo in rovina e nel 2012 Apnea notturna, da cui è stato prodotto il cortometraggio omonimo nel 2013. Bolo isterico è il suo terzo romanzo.
Bolo Isterico è il tuo terzo romanzo. Cosa lo rende diverso dai precedenti?
Beh, innanzitutto è scritto molto meglio. Sono passati sei anni da quando pubblicai il mio secondo lavoro e in tutto questo tempo, non ho mai smesso di esercitarmi, migliorando nello stile. Poi penso sia un testo molto più maturo, sia nella forma che nel contenuto, sicuramente strutturato molto meglio.
Il tuo stile di scrittura è molto particolare. Descrizioni dense, un lessico ricercato e ben sopra la media. Come riesci a conciliare questo stile con il tuo talento con i social?
Ti dirò, non è semplice. Molti hanno la ridicola convinzione che se ti piace scrivere stronzate sui social network automaticamente tu sia un povero coglione che può fare solo quello nella vita e quindi non mi prendono sul serio. Dal canto mio ho sempre cercato di sbattermene il cazzo di conciliare le due cose. Chi mi segue da tempo sa che da me può aspettarsi di tutto, dalla battuta volgare alla riflessione filosofica, cerco di limitarmi il meno possibile, se alla gente sta bene mi fa piacere, altrimenti possono andare a farsi fottere. Ovviamente da questo ne deriva che ci sarà sempre il coglione che non approfondisce, che percepisce dal mio utilizzo sui social solo quello che vuole percepire. Ma non è un problema mio.
Sono molti anni ormai che scrivi. Hai sviluppato qualche tecnica personale riguardo alla scrittura che ti andrebbe di condividere?
Nel corso degli anni ho sviluppato diverse tecniche che applico costantemente.
Una di queste è quella che io chiamo “teoria dei colori mentali”. In poche parole i paragrafi che scrivo devono richiamarmi alla mente un colore specifico. Se un paragrafo non riesce a richiamare nella mia testa un colore ben definito significa che esso è scritto male e in modo confuso. Se all’interno di un capitolo sono presenti troppi colori differenti a seconda dei differenti paragrafi ciò vuol dire che il capitolo non funziona.
Altra cosa che faccio è applicare la tecnica della “reviviscenza” delle emozioni e dei sentimenti spiegata da Stanislavski nel suo metodo di recitazione: in poche parole l’attore deve cercare di “rivivere” emozioni e stati d’animo che siano simili a quelli del personaggio che deve rappresentare. Lo stesso faccio io quando devo descrivere e narrare un qualsiasi personaggio, cerco d’immedesimarmi in lui, facendo molto spesso un lungo lavoro d’introspezione prima di mettermi a scrivere, e che può durare anche più di un’ora.
Altra tecnica che utilizzo sempre è quella dei “campi descrittivi”: in poche parole consiste nel suddividere lo scenario che si sta per descrivere in campi descrittivi, passando da quelli più superficiali a quelli più specifici. Ad esempio, immaginando di descrivere una stanza, il campo più superficiale cercherà di elencare in modo abbastanza vago gli elementi più evidenti, quelli che saltano subito all’occhio; piano piano si può restringere il campo concentrando la descrizione, rendendola più dettagliata, spingendo il focus su un singolo elemento, come ad esempio una persona, per poi passare ad esempio al viso, poi alle labbra. Volendo si può addirittura entrare nella pelle della persona, e quando si descrive una smorfia del viso, come ad esempio un sorriso, utilizzare un linguaggio tecnico anatomico, nominando i muscoli che vengono utilizzati per compiere l’azione.
Cosa significa scrivere per te? Da quanto lo fai?
Iniziai a scrivere nel 2006, ai tempi avevo sedici anni e andavo in seconda superiore, anche se fin da bambino ho sempre percepito in me questa vocazione. Ricordo che avevo un blog su MSN in cui scrivevo le peggio cazzate, finché a diciotto anni non iniziai a comporre le prime poesie, a diciannove composi il mio primo romanzo.
Cosa significa scrivere per me? Beh, scrivere per me significa rispondere a quello stato di estasi che provo quando la scintilla dell’ispirazione mi si accende dentro il petto, raccogliere questa scintilla e trasformarla in un gigantesco fuoco che arde e brucia ogni cosa. Lo faccio perché ne sento il bisogno, un bisogno che per intensità sta al secondo posto solo dopo al bisogno di ficcare.
In Bolo Isterico usi un narratore interno, ma sempre in terza persona. Come mai questa scelta?Sono passati tanti anni da quando iniziai a scrivere Bolo isterico, non ricordo di preciso il perché di questa scelta, probabilmente perché il romanzo precedente, Apnea notturna, era scritto in prima persona e avevo voglia di dilettarmi con un tipo di narratore differente.
Considerando la personalità online che hai costruito, mi ha stupito molto trovarmi di fronte a una storia d’amore intensa nella quale è così facile identificarsi. Ci sono elementi autobiografici?
Beh, ogni mio romanzo contiene un po’ di ciò che sono, un po’ di ciò che non sono, un po’ di ciò che vorrei essere, un po’ di ciò che non vorrei essere. Come avrai notato è un romanzo che analizza nel minimo dettaglio, in maniera quasi chirurgica, gli stati emotivi dei personaggi. Più che una storia d’amore credo di aver scritto una vera e propria vivisezione dell’interiorità umana. Se sono stato in grado di fornire una descrizione così precisa di certi stati d’animo è perché io stesso li ho vissuti: tutte le tensioni emotive, le ansie, la disperazione, sono cose che io stesso ho provato nel corso della mia vita. Anni e anni di relazioni ed esperienze sentimentali di vario tipo, uniti alla mia ossessione per l’autoanalisi, mi hanno fornito una conoscenza approfondita circa ciò che è la mia interiorità. Poi ho steso tutto su carta applicando la tecnica dei campi descrittivi di cui ho parlato prima, è una tecnica che può essere utilizzata per la scrittura di qualsiasi tipo di cosa.
Per il futuro hai qualche progetto letterario e non già programmato?
Per il momento non voglio sbilanciarmi troppo. Posso solo dire che nei sei anni trascorsi dalla pubblicazione di Apnea notturna alla pubblicazione di Bolo isterico ho iniziato a scrivere almeno altri cinque romanzi, una raccolta di racconti, una raccolta di poesie, due raccolte di diari, una personale e l’altra d’invenzione, due sceneggiature e non so che altro.
Appena riuscirò a laurearmi cercherò di capire quale fra tutte queste strade portare avanti.
Sappiamo che la prima edizione del tuo primo romanzo, “Il cielo in rovina”, uscii nel 2010 tramite Habanero Edizioni. Cosa ne pensi dello scandalo scoppiato di recente inerente ad Emanuele Podestà? Che rapporti hai con lui?
Verissimo, nel 2010 affidai la pubblicazione del mio primo romanzo ad Habanero, ma già pochi mesi dopo mi trovai malissimo, litigai con Podestà e interruppi subito ogni collaborazione. Potrei raccontare diversi aneddoti che mi hanno fatto prendere la decisione di non avere più nulla a che fare con lui, niente che avesse a che fare con molestie su ragazze, ma sicuramente ho assistito ad atteggiamenti aggressivi, fastidiosi e per nulla professionali. Ci provò pure con la mia ragazza dell’epoca, certo, senza molestarla, ma chiedendole come facesse una bella ragazza come lei a stare con uno come me, il tutto mentre la nostra collaborazione era ancora in corso. Per quanto riguarda tutta la vicenda esplosa di recente beh, ho sempre saputo che Podestà fosse una testa di cazzo, ma ignoravo appunto che fosse anche un molestatore. Negli ultimi otto anni non ho più avuto alcun contatto con lui ed essendo estraneo al panorama indie, che mi fa cagare, non sono venuto a conoscenza di questi fatti. Non mi piace giudicare una persona sulla base di accuse fatte da terzi, almeno fino a quando non c’è la sentenza di un processo, quindi non mi sento di credere automaticamente a quello che leggo sui giornali, anche se le testimonianze pare si stiano accumulando, e dubito che siano tutte frutto di un complotto nei confronti di questa persona. Se è vero quanto si legge beh, spero che le vittime abbiano giustizia e che una persona del genere sparisca dal panorama artistico italiano per il resto della sua vita. La cosa che mi fa veramente incazzare di tutta la faccenda è che in Italia debba sempre scoppiare un caso mediatico seguito da una gogna pubblica che aizza le masse inferocite per far sì che la gente si renda conto che c’è un problema. In una società sana e non distorta come la nostra le cose non dovrebbero andare così, anche perché molto spesso finiscono alla gogna persone che non hanno fatto nulla (vedi me nel 2017 con la Lucarelli), e non tutti poi hanno la forza e le capacità per difendersi. In una situazione normale le persone non dovrebbero sentirsi a disagio nel denunciare alle istituzioni (e questo non è assolutamente colpa delle vittime, ma della società che subito cercherebbe di giudicarle), che molto spesso se ne fregano. Vice ha intervistato la ragazza che mesi fa postò gli screen in cui Podestà le chiedeva prestazioni sessuali in cambio di un contratto editoriale, da quanto ho capito la ragazza aveva cercato molto prima di Fiumani di rendere nota questa situazione ma la cosa non ha avuto alcuna vera risonanza. Ecco, per me il problema sta proprio qui, che si sta affidando la giustizia al giudizio del popolino che brulica sui social mentre le istituzioni pare dormano perdendo il controllo della situazione.
Tutto questo è terribilmente pericoloso e mi spaventa.
Presentazioni già programmate e città in cui vorresti presentare il tuo romanzo?
Attualmente ho una presentazione alla Feltrinelli di Genova mercoledì 28 novembre, una a Roma presso la libreria Altroquando il giorno 4 dicembre, e il 5 dicembre presenterò Bolo isterico presso l’Università degli studi del Sannio a Benevento. Mi piacerebbe presentare il mio romanzo in tutta Italia, nessuna città esclusa, vediamo cosa salta fuori nei prossimi mesi.