La minaccia dello spread… davvero fantasma

Avete letto il testo postato su Facebook da Alessandro Di Battista alcuni giorni fa sullo spread?

PENSATE ALLA PATRIA, NON ALLO SPREAD!

A quanto pare i “fantomatici” mercati sono tornati a farsi sentire. Eppure non aprivano bocca quando si massacravano i lavoratori, si tagliavano le pensioni, si regalavano denari pubblici alle banche private o si smantellava, lentamente ma inesorabilmente, lo stato sociale nei paesi di mezza Europa.

Mi rivolgo ai parlamentari del Movimento 5 Stelle e della Lega. Siate patrioti! Siete rappresentanti del Popolo italiano e non emissari del capitalismo finanziario.

Avete il dovere di ascoltare le grida di dolore dei cittadini e non le velate minacce dei congiurati dello spread terrorizzati dall’ipotesi di un governo che torni ad occuparsi dei diritti economici e sociali degli italiani (proprio quei diritti smantellati dalla sedicente sinistra).

Ascoltate quel che si dice nei bar, nei mercati (quelli rionali), negli uffici dei piccoli imprenditori, nelle Università o in fila dal medico di base, non quello che esce da qualche consiglio di amministrazione di una banca d’affari.

E se proprio vi interessano i numeri ve ne ricordo uno io: 440! Sono gli euro che percepisce un pensionato minimo in Italia. La povertà è diventata endemica ed è talmente collettiva che quasi non la si nota più, ma esiste eccome.

Sapete quel che penso di Berlusconi ma una cosa la voglio dire: l’ultimo governo Berlusconi – un governo per me pessimo – è stato l’ultimo governo nato da un voto popolare. E più che gli scandali di B. è stata la congiura dello spread ad averlo abbattuto.

Oggi “i potenti senza volto” hanno superato loro stessi. Cercano di buttare giù un governo non ancora nato, un governo che, proprio per questo, ha il dovere di nascere.

E’ il momento del coraggio dunque, del rispetto della sovranità popolare, nessuna distrazione e avanti tutta!

P.S. Domenica prossima parteciperò alla trasmissione Non è l’arena su La7.

Pensate alla patria, non allo spread? Occhio, Di Battista. Capisco che il suo alleato leghista abbia creato una base sostanziale grazie all’uso del termine “patria”, ma qui la Patria c’entra poco o nulla. Insomma, con grande soddisfazione, Di Battista è stato sì elogiato da molti followers, ma anche aspramente criticato (e questo mi fa piacere). E si è lasciato andare ad un commosso”Eh almeno Berlusconi è stato eletto“. Che bella la vita, a volte.

Ora, come molti anti sistema, di Battista inveisce contro lo spread senza chiedersi quali fattori condizionino la sua dinamica. Stessa cosa ha fatto Maurizio Blondet, che nel suo articolo pubblicato il 16 maggio ha scritto

Crescita spread, è una bufala che sia determinata da governo Salvini e Di Maio
Lo spread oggi cresce in tutti (o quasi) i Paesi europei. Spostamento non determinato da Salvini/Di Maio. Bufala dei giornali. Vogliono condizionare…

lo spread oggi è cresciuto in tutti i Paesi europei e non sembra possa essere il duo Di Maio Salvini a condizionarlo in Spagna (+11,50%), Finlandia (+10,78%) o Francia (+ 7,27%) come in tanti altri.

Uno dei commentatori ha risposto:

Insomma, i Paesi a spread basso, secondo loro, sono dotati di sovranità monetaria, nonostante lo spread sia calcolato sui rendimenti “momentanei” dei titoli di Stato, quindi sono davvero poco sensati questi commenti. Un altro commentatore ha esposto, ad esempio, l’ipotesi che si tratti della tensione su mercati emergenti, anche se, de facto, non spiega la tempistica dell’aumento dello spread.

Ora, l’articolo di Blondet è il riassunto di un altro articolo di Antonio Amorosi pubblicato prima da Affaritaliani e poi da stopeuro.com. Allora, cosa sostiene Amorosi?

Non hanno tutti i torti Di Maio e Salvini quando affermano: “Giochini della finanza”, Salvini; e “paura dagli eurocrati”, Di Maio.

Per fortuna il quotidiano Il Sole 24 Ore permette di seguire l’andamento giornaliero dello spread con una pagina on line (ndr, l’articolo mostra la stessa immagine sopra riportata dal sito del Sole 24 ore) Da qui è facilmente comprensibile, anche ai meno avvezzi di economia, che la crescita dello spread è avvenuta quasi in ogni Paese e che siano altri i motivi dello spostamento di oggi, dovuto a fattori più rilevanti come ad esempio l’aumento del costo del denaro negli Stati Uniti e i picchi fatti registrati dal costo degli idrocarburi (la benzina).

Ma in economia, al di là delle manipolazioni degli speculatori e delle agenzie di rating, dei giornali e delle parti avverse che usano questa leva per mostrare come il governo del momento in Italia sia più o meno responsabile, non è lo spread che conta. Il suo salire o scendere può determinare situazione differenti, positive o negative, a secondo del caso e dei processi in essere. Le valutazioni e gli andamenti restano complessi.

Non è tanto lo spread a testimoniare la salute di determinati titoli, quanto piuttosto il loro tasso di interesse.

Partiamo dall’ultima affermazione: Amorosi confonde interesse con rendimento. Un titolo finanziario, nel suo rendimento, incorpora il tasso d’interesse (spesso quello di riferimento nell’area, quindi praticamente zero nell’eurozona) e il rischio del titolo. Infatti, quando i tassi sono vicini allo zero e determinate obbligazioni hanno un rendimento alto, significa che anche il rischio è alto (vedi obbligazioni MPS). Il tasso d’interesse può generalmente essere manovrato anche dal mercato dei titoli, è vero. Pensiamo al mercato dei titoli a cedola fissa: maggiore è la domanda di titoli, maggiore è il prezzo di scambio, minore è l’interesse (poiché in funzione della formula P=C/i, dove C è fisso). Nel 2011, il crollo del prezzo di titoli di Stato italiani (dovuto alla vendita dei titoli italiani in mano a  banche tedesche e francesi) portò a un forte aumento dei rendimenti e, di conseguenza, ad uno spread elevato. Quindi il movimento potrebbe essere davvero derivato da vendite effettuate a scopo speculativo? No, per una ragione che vedremo alla fine.

Passiamo ad un altro argomento, ovvero gli indici finanziari che possono essere compresi anche dai non avvezzi all’economia. Siccome l’aumento dello spread si è verificato in tutti i Paesi, allora Di Maio e Salvini non c’entrano nulla. Beh, diciamo che le agenzie di rating non solo le uniche a manipolare i dati. Lo fanno anche i giornalisti.

Questi grafici mostrano i rendimenti sui titoli di Stato e i rispettivi spread nell’arco di una settimana in questi selected countries (visto che alcuni non hanno ancora capito che una “selezione” non implica che vi siano tutti i Paesi del mondo) Ad un primo sguardo, sembra corretta l’ipotesi che gli spread siano aumentati in contemporanea in data 16 maggio, tranne che in Ungheria. Quindi una combinazione di moneta sovrana e di aumento dei tassi USA/costo del petrolio spiegherebbe questa dinamica indipendente dal patto di Governo. Amorosi ci dice di guardare non allo spread, ma al tasso d’interesse (salvo fare il contrario nello stesso articolo), Facciamolo e guardiamo la dinamica dei rendimenti.

Innanzitutto, il Bund tedesco, dal rendimento di 0,644 del 15 Maggio passa, nella mattina del 16 alle 9:05 a quota 0,635, toccando il valore di 0,593 per poi risalire arrivando a 0,615 per poi aumentare fino a 0,639 la mattina del 17 Maggio. Quello dell’OTA francese, ad esempio, passò da 0,865 alla chiusura del 15 Maggio a 0,849 all’apertura del 16 Maggio, per poi aumentare fino a 0,851 alla fine del 16 Maggio e aumentare nuovamente fino 1 0,879 il giorno dopo, mantendo comunque un andamento stabile con picchi verso il basso fino a 0.823. Quello dei BTP italiano, invece, è passato da 1,952 del 15 Maggio al 1,996 della mattia del 16 maggio per poi concludere a 2,121. A differenza della Germania e della Francia, l’Italia ha visto un aumento del suo rendimento, e questo spiega il motivo dell’aumento dello spread nonostante il generale aumento dello spread (generato da una caduta maggiore del rendimento dei Bund rispetto agli altri titoli).

Guardando agli altri Paesi, la Spagna passò da 1,354 del 15 Maggio a 1,365 del 16 Maggio, salendo per arrivare poi a quota 1,418 alla fine della giornata. Il Portogallo, invece, passò da 1,86 al momento della chiusura del 15 Maggio a 1,786 all’apertura del 16 maggio toccando quota 1,818 durante la giornata per stabilizzarsi a 1,806 alla fine del 16 Maggio e risalire a quota 1, 827 all’apertura del 17 Maggio.

Ma guardiamo i grafici. De facto, solo l’Italia e il Portogallo hanno avuto un andamento relativamente stabile dei loro rendimenti, salvo poi aumentare proprio tra il 15 e il 16 maggio. Detto questo, nonostante sia l’Italia che la Spagna abbiamo visto aumentare il loro rendimento in misura maggiore rispetto al Portogallo, la Spagna ha visto i suoi rendimenti aumentare già durante il 15 Maggio, l’Italia solo dalla sera del 15 Maggio fino a  dopo il 16 Maggio. L’unico fattore sostenitore di una problema di “speculazione” o di natura “extra nazionale” è dato dall’incremento, in alcuni Paesi, dei rendimenti a pochi momenti dalla chiusura del 15 Maggio. Quindi sembra proprio che il contratto di Governo sia una delle cause, forse non l’unica, ma che ne sia in parte responsabile si. Insomma, prima si sostiene che lo Spread sia causato da molti fattori (cosa vera) e poi si elimina un fattore in base a un’occhiata rapida alle variazioni momentanee? Alla faccia del giornalista avvezzo all’economia.

Ora, tornando al’aumento dello spread, i tre briganti (o somari), come molti altri hanno tirato in ballo la crisi del 2011 e alcuni sostenevano come vi fosse una speculazione in atto da parte dei “mercati kattivi” (anche sostenitori dell’UE, eh). Ma l’aumento dello spread è stato forse causato dalla crisi dei fondamentali macroeconomici (deficit sull’estero) come durante il governo Berlusconi? No, perché, sul fronte estero siamo in attivo da anni, soprattutto grazie alla politica di svalutazione della BCE e grazie/a causa delle politiche di austerity e di diminuzione della domanda di importazioni. come la stessa Banca d’Italia ha esposto in un documento, Balance of Payments and International Investment Position – March 2018

Ah e, in ultima analisi, qualcuno potrebbe contattare i commentatori i quali sostenevano uno spread nullo o positivo grazie alla non appartenenza all’euro dicendo loro che abbiamo fatto entrare l’Ungheria nottetempo nell’eurozona (infatti il suo spread è aumentato)? Siamo terribili noi del NWO di Genova Piazza Principe. MUAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAAHHAHA!

 

Sull’Autore

Classe 1993, vengo da Finale Ligure (SV) e sono caporedattore della sezione "Economia politica e attualità". Mi sono laureato in Scienze internazionali e diplomatiche a Genova con una tesi in economia internazionale sulla Single Euro Payments Area (SEPA). Il mio interesse per l'economia nasce dal corso di Economia politica del primo anno (odiato dal 90% degli studenti, compreso chi lo ha già passato). I miei principali interessi riguardano la diffusione della teoria economica (in particolare dell'economia monetaria e dei modelli di crescita) e lo studio di modelli macroeconomici (che, a volte, traduco e/o riassumo su questa piattaforma). Collaboro con MdC per la rubrica "Europa for dummies" e sulle questioni relative a "democrazia-populismo-popolo del web".

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