Tecnici e politica: avere ragione fa schifo

Matteo Salvini e I Simpsons: cosa hanno in comune? Nulla, a parte Donald Trump (uno per politica, uno per satira). Ebbene, come saprete, recentemente Salvini ha fatto discutere (che novità) grazie a un suo post il quale ha fatto sussultare i tecnici del web.

La pagina Facebook W la Fisica ha scritto un commento molto amaro sulle parole del leader del centrodestra, di cui vi copio un estratto:

La cosa assurda è che quasi si schernisce della sua ignoranza ammettendola pubblicamente. Non prova nemmeno un po’ di vergogna nel dire che non sa fare operazioni elementari come le disequazioni. In sottofondo sembra di sentire quel diffuso sentimento di orgoglio (mascherato da ammissione di ignoranza) di non capire nulla di matematica. Secondo voi avrebbe scritto “non ho mai capito niente di storia, geografia o italiano”? No, perché gli avrebbero dato tutti in coro dell’ignorante. Con la matematica sì invece, puoi tranquillamente dire che non capisci niente di matematica senza alcuna vergogna. L’ignoranza matematica è accettata socialmente, anzi fa quasi “fico”.

Il post incriminato non mi ha fatto né caldo né freddo inizialmente, poiché Salvini scrive spesso tali cazzate da farmi reputare questo post una semplice markettata. Un modo per dire “Guardatemi, sono come voi“. Possiamo, al massimo, dire: “non devi essere come il Popolo, cretino”. Devi stare più in alto! Devi essere talmente superiore alla gggente da affacciarti da Palazzo Chigi e urlare “It’s over, people! I’ve the high ground!“, col popolo che, con la matita, fa “You underestimate my power” per poi finire con braccia e gambe tagliate.

Ad ogni modo, alcuni si sono indignati: “Ma come, Salvini non sa fare le disequazioni? E se ne vanta pure?“, “Il figlio è più sveglio del padre“, “Che ce ne frega di sapere cosa ha mangiato a cena?” (ah, no, aspetta, questa è giusta).

Due osservazioni:
1. Non credo che chi spara a zero per una palese markettata sia un genio della matematica (perché bisogna vedere, ad esempio, quante persone sarebbero, a distanza di anni, in grado di svolgere esercizi di matematica da 3° superiore o uno studio di funzione)
2. Ben svegliati, siete in ritardo di almeno… quasi due anni.

Ebbene si, la questione del rapporto “tecnici vs politica”  non mi è nuova, in quanto la trattai nel mio articolo Giannini was right! Sistema dei pagamenti, oblio e ideologia politica. Questo articolo è molto importante per me, diciamo che è una sorta di step nella mia carriera di redattore per questo blog, in quanto non solo è un articolo sull’analisi economica con riferimento ai pagamenti (argomento della mia tesi), ma è stato il mio primo articolo post laurea. Rappresenta un nuovo capitolo anche perché, grazie alle capacità di analisi acquisite per una tesi tecnica in economia, i miei articoli (almeno spero) ne hanno risentito positivamente, riuscendo a diventare più, appunto, tecnici. Come dire

Affetto da una strana forma di tecnocrazia!

Era così, no? Comunque il mio punto di vista, nonostante siano passati quasi due anni dalla pubblicazione, non è cambiato: la politica la fa da padrona e i leader non conoscono le basi per poter giudicare le stesse idee che propagandano. All’epoca dissi “Ho scritto questo articolo per ricordare come la politica si stia arrampicando su una cosa che, di fatto, non le appartiene, ovvero la tecnica. Secondo voi Salvini, Grillo, Renzi sanno come funzioni TARGET2?“. Ecco, non così approfonditamente, perché non sono tecnici.

Da una discussione avuta tempo fa, ebbi questa risposta sull’argomento “Non è strano che i politici non sappiano queste cose: non è la loro materia“. Ok, non è espressamente la loro materia, ma nulla vieta di fare quel saltino che li separerebbe dalle scimmie che si mettono a ballare per avere voti. Più recentemente, nell’articolo Bagnai, il genio, scrissi “Non riesco a immaginarmi Salvini con un taccuino mentre studia un modello di crescita con vincolo di bilancia dei pagamenti, o una funzione stocastica interna a un sistema di equazioni in un macromodello e nemmeno i suoi follower“. Ed è vero, ergo come può Salvini propagandare idee di economisti (con l’aria di reliquia in odore di santificazione) se non può analizzare i modelli poiché troppo avanzati per uno che non conosce nemmeno le disequazioni? E non solo lui, ovviamente.

È la stessa cosa per gli influencer (e fare questo paragone mi uccide l’anima o quel che ne resta): quando hai un pubblico accanito e gente che ti segue costantemente, dovresti imparare a dosare meglio gli assoluti, altrimenti passi direttamente al lato oscuro dell’informazione e della scienza. E ora veniamo al punto debole della mia argomentazione: io conosco quei modelli a livello matematico?

Oddio, so arrivare per logica a quello che gli autori volevano intendere con quelle equazioni, ma già ai test di robustezza o alle regressioni multi-variate mi perdo un po’. Quindi, come posso giudicare? Perché io non sono un leader o un influencer: io sono un intermediario, uno che analizza e traduce paper di economia per persone che vogliono approcciarsi all’argomento, cercando di rendere una materia ostica più sopportabile (sono il Dino Tinelli dell’economia del web, senza complottismo e stronzate terrapiattiste e con un pizzico di argomentazione in più). Quindi è mia esclusiva responsabilità verificare le mie fonti e, nel caso, fare degli errata corrige.

Ma non sarebbe il caso che i nostri leader si facessero spiegare qualcosa di questi modelli? Non dico di farli diventare degli econometristi, ma non è possibile vedere dei leader che se ne vanno in giro citando libri divulgativi come se fossero delle bibbie. I libri divulgativi dovrebbero essere solo una base, non il fottuto pensiero definitivo.

Ora, perché vi ho citato i Simpsons? Non sarà sfuggito ai fan (e non) della serie americana lo strano caso della previsione della vittoria di Trump alle elezioni e il commento di Bart qualche giorno dopo: “avere ragione fa schifo” (Being right sucks).

A questo volevo ricollegarmi per la conclusione del mio articolo: Giannini aveva ragione sull’oblio del sistema dei pagamenti, che io avevo usato per iniziare la mia analisi sul modo in cui i leader trattano argomenti che non sono di loro competenza. D’altro canto, io avevo ragione circa il fatto che i politici non sappiano distinguere una disequazione da un integrale e da una equazione differenziale. Siamo sicuri che la democratizzazione e la massificazione delle scienze siano la cosa migliore per lo sviluppo della futura classe dirigente? Vedremo chi avrà ragione.

Sull’Autore

Classe 1993, vengo da Finale Ligure (SV) e sono caporedattore della sezione "Economia politica e attualità". Mi sono laureato in Scienze internazionali e diplomatiche a Genova con una tesi in economia internazionale sulla Single Euro Payments Area (SEPA). Il mio interesse per l'economia nasce dal corso di Economia politica del primo anno (odiato dal 90% degli studenti, compreso chi lo ha già passato). I miei principali interessi riguardano la diffusione della teoria economica (in particolare dell'economia monetaria e dei modelli di crescita) e lo studio di modelli macroeconomici (che, a volte, traduco e/o riassumo su questa piattaforma). Collaboro con MdC per la rubrica "Europa for dummies" e sulle questioni relative a "democrazia-populismo-popolo del web".

Articoli Collegati