Parliamo di Tedeschellum

Dovevo fare un articolo sulle proposte di modifica all’Italicum, poi l’Italicum è stato abbandonato a favore di un modello alla tedesca (Tedeschellum); dovevo fare un articolo sul modello tedesco e cade l’accordo tra i partiti su un emendamento di certo ritenuto di minore importanza. Risultato? Sono sin troppe volte che riscrivo questo articolo.

Che la classe politica italiana sia incapace di elaborare una legge elettorale è ormai sotto gli occhi di tutti. Non bastava la vergogna, perché di vergogna si tratta, del veder correggere due leggi elettorali da parte della Consulta (che in materia elettorale è piuttosto nuova nell’esprimersi in merito); non bastava la vergogna nell’adottare una legge elettorale, l’Italicum, che non verrà mai utilizzata; non bastava dare per scontata l’abolizione dell’elettività del Senato e quindi inserire nella suddetta legge le disposizioni concernenti solo la Camera dei Deputati; no, tutto questo non bastava: ora siamo arrivati ad una situazione in cui l’insperato accordo tra quattro forze politiche (PD, 5Stelle, Forza Italia, Lega Nord) per il Tedeschellum si sgretola su un emendamento concernente i collegi uninominali per il Trentino Alto Adige.

Andiamo con ordine. I sistemi elettorali misti a noi sono sempre piaciuti, è innegabile. Certo, l’unico nostro vero sistema misto è stato il Mattarellum, ma anche durante il regime proporzionale/confuso del Porcellum (andatevi a leggere la questione dei premi di maggioranza al Senato per capire perché lo definisco “confuso) noi continuavamo ad avere l’ossessione per i sistemi misti e, in particolar modo, per il modello tedesco. Peccato che, quando si presenta davvero l’occasione di applicare un modello tedesco in Italia, le forze politiche riescano a pasticciare anche quello, snaturando tutti gli elementi che sono cardini fondamentali del modello teutonico. Ovviamente, come ogni legge elettorale presa in prestito da altri paesi, il modello tedesco non era direttamente applicabile in Italia: l’elemento da eliminare immediatamente sarebbero stati quei “seggi in eccedenza” che permettono al numero di parlamentari di variare; questa ipotesi sarebbe semplicemente incostituzionale in Italia in quanto la Costituzione fissa in modo chiaro e netto il numero di deputati e senatori. Ma il modello tedesco è giudicato, a grandi linee, un buon modello.

Si tratta di un modello misto (50% proporzionale, 50% maggioritario), dove però è la parte proporzionale a determinare i seggi da distribuire. Per la parte maggioritaria si vota in collegi uninominali dove è eletto (badate bene: “eletto”) il candidato che, in quel collegio, ha preso più voti. La parte proporzionale è con liste, bloccate, di candidati. Il riparto dei seggi tra le liste (partiti) è determinato dal risultato del proporzionale, ma nella distribuzione effettiva delle poltrone accedono immediatamente coloro che hanno vinto nel collegio uninominale. E così, nel modello originario, se i vincitori ai collegi uninominali appartenenti ad un partito farebbero ottenere più seggi alle proprie liste di quante queste se ne sono viste assegnare secondo il metodo proporzionale, semplicemente si aggiungono poltrone in parlamento per garantire comunque ai vincitori all’uninominale una poltrona. Il vero punto fondamentale della legge tedesca è però il voto disgiunto, ovvero la possibilità di votare un candidato all’uninominale e, per la parte proporzionale, votare una lista a lui non collegata. E così io posso votare un candidato della CDU all’uninominale e, sulla stessa scheda, dare il voto alla lista presentata dall’SPD. Il sistema è complesso, ma funziona.

Emanuele Fiano, proponente del modello originario del "Tedeschellum"

Emanuele Fiano, proponente del modello originario del Tedeschellum

In Italia, la prima articolazione del cosiddetto Tedeschellum riprendeva il sistema tedesco con due grosse differenze: non solo non prevedeva il voto disgiunto, ma non garantiva nemmeno il seggio all’eletto all’uninominale; i seggi sarebbero stati infatti prima distribuiti tra i capilista delle liste proporzionali (e decise a tavolino nelle segreterie dei partiti) e solo successivamente assegnati alle figure votate direttamente dai cittadini all’uninominale. Inutile lamentarsi, tuttavia: questa “svista” è stata prontamente corretta da un emendamento. Rimane il problema (?) delle liste bloccate, vero dramma di chi, evidentemente, non ha capito minimamente le sentenze della Corte Costituzionale n. 1/2014 e n. 35/2017. Le liste bloccate non sono, di per sé, incostituzionali: il problema è che l’assenza del voto disgiunto unito a queste questione delle liste bloccate fanno sì che la scelta dell’elettore sia fortemente limitata. In altre parole: va bene tenere le liste bloccate, ma almeno si dia la possibilità del voto disgiunto.

Anche ogni considerazione sul modello tedesco all’italiana rischia di essere, rapidamente, assai inutile. L’accordo tra le forze politiche sembra essere venuto meno in seguito all’episodio dell’8 giugno legato al voto di un emendamento proposto da un’esponente di Forza Italia riguardo il destino da riservare al Trentino Alto Adige. In questa regione il modello del Tedeschellum non si applicherebbe, e si continuerebbe ad usare il sistema del Mattarellum. Le forze politiche sembravano essersi messe d’accordo sul votare contro tale emendamento ma, invece, questo è passato. Ironia delle ironie (e forse dei complotti): il voto sull’emendamento doveva essere fatto a voto segreto, ma per un errore tecnico il tabellone ha mostrato il voto dei vari deputati come se si fosse trattato di un voto palese (e quindi con le classiche luci verdi e rosse). In questo modo è risultata chiara la presenza di franchi tiratori e i sospetti maggiori ricadono sugli esponenti del Movimento Cinque Stelle che i deputati del PD hanno prontamente attaccato, accusandoli di non stare ai patti e di aver fatto naufragare l’accordo. Insomma, si rischia che l’accordo salti davvero.

Cosa fare in caso di naufragio del Tedeschellum? Si parla già di un “piano B” elaborato da Renzi e che forse troverebbe l’accordo anche di Berlusconi. Si propone di fare un decreto legge in grado di armonizzare alcuni aspetti salienti delle leggi Consultellum I e II  (principalmente, reputo, in materia di premio di maggioranza e soglie di sbarramento) per poi andare a votare con queste due leggi elettorali che, del resto, risultano applicabili (come ha ricordato la Consulta). Ovviamente queste due leggi non garantiscono, ad oggi, alcuna maggioranza effettiva in grado di governare il Paese.

Sull’Autore

Nato in uno sperduto comune della provincia pavese nel 1991, ho terminato gli studi magistrali in Economia, Politica ed Istituzioni Internazionali all'Università di Pavia. Da sempre interessato alle Relazioni Internazionali e ai meccanismi di gestione del potere, affronto temi anche molto caldi in modo diretto e senza ipocrisie.

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