Alcuni miti da sfatare scientificamente sulle famiglie omogenitoriali – Parte 2

Dopo alcune osservazioni fatte nella prima parte, ecco altri due miti da sfatare relativi alle coppie omogenitoriali.

4) “I bambini che crescono in famiglie omogenitoriali svilupperanno un orientamento omosessuale”
Come già detto in precedenza, non esistono prove scientifiche in grado di prevedere o spiegare l’orientamento sessuale di un individuo.
In ogni caso, è utile distinguere:
– Sessualità biologica: indica l’appartenenza anatomico-fisiologica e cromosomica di un individuo ad un determinato sesso;
– Identità di genere: indica la percezione che l’individuo ha di sé come appartenente ad un determinato genere;
– Ruolo di genere: indica il comportamento che un individuo mette in atto per comunicare, a sé o agli altri, l’appartenenza ad un determinato genere, secondo le variabili storico-culturali che intervengono;
– Orientamento sessuale: indica l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale di una persona verso individui dello stesso sesso (omosessualità), di sesso opposto (eterosessualità) o entrambi (bisessualità) [S.I.S.E.S.].
Queste dimensioni sono indipendenti tra loro. La ricerca conferma che avere genitori omosessuali non condiziona lo sviluppo dell’identità di genere e del ruolo di genere. Anche per quanto riguarda l’orientamento sessuale, è stato dimostrato che la percentuale di figli di coppie omosessuali che si definiscono omosessuali è la stessa di figli di coppie eterosessuali che si definiscono omosessuali. Inoltre, è stato dimostrato come figli di coppie omosessuali, pur definendosi eterosessuali, siano più inclini alla possibilità di provare esperienze con individui dello stesso sesso. Tuttavia questo dato si riscontra anche nelle famiglie eterosessuali che forniscono ai figli un’educazione meno rigida riguardante la sessualità, suggerendo che tale dato sia influenzato non tanto dall’orientamento sessuale dei genitori, quanto dall’apertura della famiglia riguardo alla tematica dell’omosessualità.

famiglie_omogenitoriali

5) “I bambini che crescono in  famiglie omogenitoriali avranno grosse difficoltà sociali”
Questa frase è spesso utilizzata, a mio avviso, per nascondere un’opinione puramente personale sotto una coltre di finto buonismo. Sarebbe un po’ come dire “non compro l’I-Phone a mio figlio perché sicuramente i suoi amichetti lo invidierebbero e resterebbe isolato.” Già, peccato che questo ragionamento venga attuato con le coppie omogenitoriali e mai con i cellulari di ultima generazione, chissà perché?

In ogni caso la ricerca ha dato una risposta anche ai preoccupati per l’adattamento del bambino nel contesto sociale. Numerose ricerche effettuate negli Stati Uniti non hanno individuato differenze tra inserimento sociale di bambini figli di coppie lesbogenitoriali e figli di coppie etero; alcuni adulti (una percentuale non statisticamente significativa) cresciuti in una famiglia lesbogenitoriale hanno riferito di avere nascosto l’orientamento sessuale del genitore per paura del pregiudizio, ma hanno anche riferito di aver trovato ampia accettazione nella cerchia di amici; inoltre, sempre questi adulti, sottolineano come il coinvolgimento della famiglia nel favorire l’inserimento sia stato in media sufficiente per un buon adattamento. Per quanto riguarda i figli di coppie gay, invece, il pregiudizio risulta più profondo: circa il 74% del campione afferma infatti di aver vissuto disagi legati all’orientamento sessuale del genitore in età scolare; tuttavia, anche in questo caso, un’attenzione e una pianificazione dell’inserimento in situazioni potenzialmente portatrici di pregiudizio si è rivelato un utilissimo fattore protettivo. Il limite di queste ricerca resta il fatto che dipendono fortemente dal contesto storico-culturale in cui sono svolte.

arcobaleno

In sintesi, intorno alle famiglie omogenitoriali si aggirano ancora molti stereotipi, che mascherano il senso comune e l’opinione personale dietro allo scudo di una scientificità fasulla. La speranza è che le conoscenze fondate sulla ricerca empirica vengano maggiormente divulgate e prese in considerazione, almeno per distinguere chiaramente ciò che è evidenza scientifica e ciò che non lo è. Avere un’opinione è una libertà, ma argomentarla con il falso è un insulto al lavoro di chi fa clinica e ricerca.

Sull’Autore

Classe 1994, sono Caporedattore della sezione "Scienza" da Marzo 2017. Laureato alla triennale di neuroscienze presso l' Università di Firenze sto ora proseguendo gli studi presso l'Università degli Studi di Padova. Aspiro, dopo nove lunghi anni di studio, a diventare psicoterapeuta. Credo fortemente nella comprensione del disagio individuale e, a volte, sono pure simpatico.

Articoli Collegati

Partecipa alla discussione

Partecipa alla discussione