Ho trovato questo articolo su Il Sole 24 Ore riguardante il progetto di una nuova centrale nucleare in Gran Bretagna, IDE da manuale, tutto bene fino a quando non spunta un commento: una presunta citazione sulla Brexit dell’economista Alberto Bagnai.
Sotto accusa i media che non starebbero parlando dell’argomento perché l’economia sta andando bene. Questo Bagnai boy ha condiviso questa frase sotto altri post, tutti collegati da qualcosa: la totale assenza di collegamenti con la Brexit. Coerente.
Il problema è che non sono sicuro della fonte, poiché “Il Populista” (avente come co-direttore Matteo Salvini) non è affidabile. Mi sembra strana come affermazione, dato che la Gran Bretagna non è un paese dell’eurozona. Anche se avesse voluto dire “fuori dall’Europa”, non solo la Gran Bretagna ha nell’UE un grande investitore, ma parliamo di un evento che non si è ancora verificato.
Nonostante sia consapevole che possa trattarsi di una bufala, mi son detto: perché non farlo? Perché non trattare le conseguenze economiche della Brexit e rispondere a Bagnai (o chi per lui)? Siamo media anche noi di Mangiatori di cervello, dopotutto.
Parliamo di alcuni indicatori macroeconomici. La fonte è l’Office for National Statistics.
Inflazione. Diverse testate nazionali ed estere hanno sottolineato un aumento dell’inflazione a seguito della Brexit (compreso The Guardian). Guardando il CPI si nota la crescita percentuale del tasso d’inflazione interna, anche se non fuori scala rispetto al trend. Ad agosto è stato registrato un tasso di crescita dell’inflazione dello 0.6% uguale a quello di luglio ma superiore a quello di giugno (0,5%). Nonostante non si possa predire l’inflazione media annuale del 2016, al momento si aggira intorno al 0,4%, più alta dello 0% registrato nel 2015.
L’interpretazione data da Il Fatto Quotidiano è ricollegata alla svalutazione della sterlina a seguito della Brexit e all’abbassamento del tasso d’interesse perpetrato dalla BoE.
L’aumento dell’inflazione da costi di materie prime sembra accompagnarsi a un aumento dei prezzi alla produzione. Questa versione è suffragata anche da The Guardian. Come possiamo vedere dal grafico, dal 23 giugno 2016 la sterlina si è svalutata rispetto a Euro e Dollaro.
Ma è analizzando la variazione dei prezzi delle materie prime e dei beni di consumo che risulta la maggior giustificazione all’ipotesi che non sia un’inflazione da domanda, ma da costi. Il grafico sottostante mostra invece l’incremento dei prezzi dei beni finali prodotti rispetto ai materiali usati come input. Nonostante il prezzo del petrolio (come output) abbia registrato una diminuzione dell’1,9%, l’incremento dei prezzi di output è dell’ordine dell’1,3%.
L’incremento dei prezzi degli input ha registrato un aumento del 4,3% a luglio. Ad Agosto, l’aumento è stato del 7%. L’ONS scrive che “The price of imported materials as a whole (including crude oil) rose 9.3%, compared with an increase of 6.2% in the year to July 2016″.
Altro aspetto macroeconomico è la bilancia dei pagamenti.
Negli ultimi anni la Sterlina si è apprezzata più nei confronti del Dollaro che dell’Euro, ma dal 2011 la Gran Bretagna non ha più avuto una bilancia dei pagamenti in attivo. In questo momento, il deficit è misurato in 32 milioni di sterline e, dall’ultimo quadrimestre del 2015 al primo del 2016, ha registrato una diminuzione di un milione di sterline.
L’ONS ritiene che “the recent depreciation should boost export and manufacturing competitiveness, and will potentially lead to higher long run volume growth.“ Vero è che, come scritto in un documento della stessa ONS, storicamente “despite a substantial depreciation in the value of sterling, which in theory should have enhanced the UK’s competitiveness, the performance of UK trade has been relatively modest”. Come possiamo vedere dall’immagine, il trend negativo permane anche se, di fatto, non è ancora potuto intervenire l’effetto J.
È vero, comunque, che non possiamo ancora sapere quanto la bilancia dei pagamenti e il conto delle partite correnti abbiano reagito alla svalutazione post Brexit poiché il prossimo report verrà diffuso il 30 settembre 2016. Restate sintonizzati.
Per quanto riguarda l’occupazione, le dinamiche strutturali dell’economia reagiscono in un tempo maggiore rispetto ad altre variabili macroeconomiche. Notiamo infatti come il trend dell’occupazione sia rimasto stabile negli ultimi anni.
Come vediamo non ci sono state grandi variazioni reali né sull’occupazione, né sulla disoccupazione fuori dal trend. Anche gli inattivi sono rimasti in pratica costanti.
Il problema è dovuto alla futura ipotetica politica delle imprese, le quali traggono vantaggio dal mercato europeo. In quel senso, la tassazione in UK scenderà nei prossimi anni fino al 17%. Questo non è stato causato dal risparmio derivante dall’uscita dall’UE, poiché il bilancio era stato già votato per il 2014-2020 e quei soldi non si toccano. Quella diminuzione è stata causata dalla paura dell’abbandono delle imprese. Ryanair, ad esempio, ha dichiarato che nessuna delle nuove rotte formalizzate l’anno prossimo toccherà la Gran Bretagna. Questo potrebbe provocare effetti sull’occupazione, ma in questo caso bisogna attendere.
Ricapitolando: inflazione in aumento, aumento dei prezzi alla produzione, nessun miglioramento rilevabile a seguito della svalutazione tranne l’inflazione da costi da import di materie prime, nessun cambiamento rilevante in termini di occupazione. A me non sembra che la situazione sia così bella, almeno stando ad alcune statistiche. Inoltre, ricordiamo che in questo periodo la Gran Bretagna è soggetta a politiche espansive (monetarie e, potenzialmente, fiscali) senza aver realmente lasciato l’UE.
Anche se Bagnai non l’avesse detto, i Bagnai Boys dovrebbero smetterla di andare dietro al guru di turno e sparare qualsiasi cosa “perché l’ha detto lui”. Siete adulti! Usate la testa senza credere di essere Dei in terra, perché facendo come il suddetto signore dimostrate solo di essere dei poveri scemi che si credono svegli senza esserlo. Una volta ho letto un commento del tipo “Mi fido ciecamente di questo economista e ha ragione, minchioni!”. Fidarsi ciecamente di un economista, quale bestemmia…
Questo articolo fa parte di una trilogia di prossima uscita, in cui tratterò le opinioni del Giappone sulla Brexit e le ipotetiche conseguenze della Brexit stessa. Per chi fosse interessato, Butac ha fatto il debunking di un post di Sibilia sulla Brexit alla cui lettura vi invito.
Nota: guardando sul profilo del Bagnai Boy, ho trovato questo:
Glossario: IDE, BoE, Curva J, Input e output.