Con il passaggio alla moneta legale avviene un fenomeno interessante, che potremmo chiamare <<l’oblio del sistema dei pagamenti>>. Nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento il sistema di pagamenti occupa una posizione di preminenza nella riflessione monetaria. (…) Nella letteratura apparsa tra la seconda metà degli anni Trenta fino a metà degli anni Ottanta del Novecento, invece, si cercherebbe invano una trattazione sistematica dei problemi di natura teorica e istituzionale che la circolazione della moneta comporta.
Curzio Giannini
No, non stiamo parlando di Oscar Giannino, posate i forconi. La citazione è di Curzio Giannini, esponente del centro studi di Banca d’Italia e uno dei massimi esperti di banche centrali in Italia. Morto nel 2003, Giannini ci lascia alcune opere concernenti le banche centrali e i sistemi di pagamento. Qui vorrei citarne due: “L’età delle banche centrali” pubblicato dal Mulino nel 2004 e “L’evoluzione del sistema dei pagamenti; una sintesi teorica” pubblicato nel 1988 su “Moneta e credito” e disponibile gratuitamente online.
Il titolo fa il verso a quello di un economista molto famoso, Paul Samuelson, il quale nel 1971 ha pubblicato un articolo intitolato “Ohlin was right” cioè “Ohlin aveva ragione”. Per chi non lo sapesse Ohlin è autore di uno dei modelli di commercio internazionale più importanti dal punto di vista teorico, ovvero il modello Heckscher-Ohlin. In ogni caso, questo articolo riprende l’introduzione alla mia tesi di laurea triennale discussa il 3 maggio sulla SEPA (di cui, magari, farò alcuni approfodimenti in futuro).A mio parere, stiamo attraversando un nuovo oblio del sistema dei pagamenti, solo in un’ottica diversa rispetto a quella proposta da Giannini. Infatti, nella citazione qui posta, Giannini pone l’oblio sull’analisi teorica del sistema dei pagamenti. Anche se non ce ne rendiamo conto, il sistema dei pagamenti ha avuto un ruolo cruciale sull’evoluzione della moneta e dei sistemi ad essa collegati. Basti pensare alla transazione da baratto a carta moneta.
Tuttavia, il sistema dei pagamenti oggi non è adeguatamente analizzato, soprattutto da parte della politica.
Giustamente, vi chiederete “Ma che c’entra la politica con una questione prettamente tecnica?“. Infatti, non c’entra quasi nulla, ma rischia di entrarci per i motivi sbagliati. E mi riferisco, nella fattispecie, proprio a una questione che politica è, ma non tanto quanto tecnica, ovvero l’uscita dall’euro.
Ho sempre molta paura di analizzare la questione, perché so già che qualche nazieuroscettico potrebbe dirmi cose come “Ma Bagnai ha detto…“, “Non capisci un cazzo, eurista di merda” eccetera, tuttavia voglio che gli elettori facciano una cosa: che provino a capire più dei loro politici e dei loro ideologi.
Siamo soliti analizzare la moneta come gli economisti degli anni ’30-’80, i quali, seguendo quella che era la teoria classica, consideravano maggiormente il ruolo speculativo della moneta stessa, premettendo i costi di transazione come inesistenti o trascurabili. Questo, in realtà, non rappresenta del tutto la realtà (come ha dimostrato Giannini in quell’articolo sopra linkato), poiché i costi di detenzione, di trasporto e la facilitazione dell’incrocio domanda-offerta hanno favorito lo sviluppo di nuove forme monetarie di pagamento. Per 50 anni, il ruolo del sistema dei pagamenti è stato tralasciato dalla letteratura economica. Solo a seguito degli episodi inflattivi degli anni ’70 (e, a mio parere, della deregulation operata da parte dei grandi centri finanziari globali) gli economisti hanno ricominciato a interessarsi della moneta come mezzo di pagamento.
Ad oggi, la letteratura economica non manca di analizzare gli strumenti di pagamento, la possibilità di integrazione dei mercati finanziari, il ruolo delle banche centrali nei sistemi di pagamento e altro circa la sua circolazione. Ma la politica ha fatto sua una questione squisitamente tecnica, quella della moneta, dei suoi effetti sull’output, sulla sua circolazione, andando a dare credito a teorie astruse o a nimis simplicandum della teoria monetaria (quali la tesi signoraggista e la facilità di produzione di una moneta complementare). Questo è molto pericoloso, specie quando si dà retta al facile consenso e al parzialismo ideologico. Insomma, la politica dovrebbe lasciare la tecnica ai tecnici
La questione del parzialismo si ha quando, per comodità, si evitano fonti contrarie alla propria idea senza il tentativo di comprenderle e, nel caso, di smontarle. Questo avviene da parte di entrambi gli schieramenti euro sì–euro no. Per esempio, gli euro sì potrebbero citare, dalla loro, Michele Boldrin, ma senza dimenticarsi di Paolo Savona. D’altro canto, gli euro no potrebbero citare Antonio Rinaldi, ma senza dimenticarsi Lorenzo Bini Smaghi.
Divertente, in tema di parzialismo, si ha quando ci si dimentica di analizzare due mentalità diverse ma operanti nello stesso luogo accademico, come nel caso di Angelo Baglioni e Claudio Borghi, entrambi docenti all’Università Cattolica. Borghi, il consigliere economico della Lega Nord, ha posizioni convintamente euroscettiche. Baglioni, invece, si pone in ottica contraria, come dimostra questo suo post. Eppure Baglioni non è un “eurista idiota” od altro, non è Romano Prodi (la cui specializzazione non è l’economia monetaria, ma quella industriale), ma un docente di monetary economics. Quindi, perché trattarli con due pesi e due misure? Perché gli stessi ideologi li debbono tenere a debita distanza?
Può sembrare un off topic ma, in realtà, è tutto compreso in un unico pensiero. Ho scritto questo articolo per ricordare come la politica si stia arrampicando su una cosa che, di fatto, non le appartiene, ovvero la tecnica. Secondo voi Salvini, Grillo, Renzi sanno come funzioni TARGET2? Ne conoscono la struttura, i moduli e il funzionamento? Sanno, secondo voi, come funzionano le direttive SEPA? Conoscono la differenza tra il clearing e il settlement? Conoscono le analisi economiche sulle esternalità di rete e il ruolo sulla diffusione degli strumenti di pagamento?
Secondo voi, a parte vomitare quello che dicono i loro ideologi semplificando al massimo, i leader politici conoscono i sistemi di cui parlano?
Secondo me no, per questo mi preoccupo. Come possiamo essere sicuri di comprendere i fenomeni monetari se gli stessi capi partito non sono in grado di comprendere tecnicamente ciò di cui si sta parlando? Se gli stessi leader vi mettono sul piatto solo quello che voi volete sentirvi dire? Certa gente esiste, si crede più furba perché ripete quello che dice il suo ideologo (che, a sua volta, gli lecca le natiche senza che se ne accorga) e si definisce “libera pensatrice“. Sì, certo, credeteci.
Siamo vittima di una grande superficialità e gli elettori sono convinti di votare di testa senza farlo realmente. Quindi mi rivolgo a voi elettori: siate più intelligenti dei vostri leader e non attaccatevi al “Eh ma l’ha detto (ideologo a caso)”, per favore.
In ultima analisi, secondo me Giannini ha colto nel segno e stiamo tornando in un oblio il quale, stavolta, potrebbe costarci molto caro.