Intervista all’ideatore di Horigo: la scatola dei ricordi

Sono qua con Marco, l’ideatore di Horigo. Bene, presentati e dicci qualcosa di te.
Ok, non posso che iniziare col dirvi che sono fiorentino, ho trent’anni e ho una grande passione per tutto ciò che è nuovo e digitale. Ho una formazione prevalentemente economica e lavoro attualmente qui a Firenze come financial controller. Nel tempo libero mi occupo delle mie passioni e cerco, non senza fatica, di portare avanti un piccolo progetto imprenditoriale. Startup, così le chiamano, anche se a me non fa impazzire.

Quand’è che hai deciso di passare dal controllo di gestione al mondo delle startup?
In realtà non c’è mai stato questo passaggio, al momento è una passione e lavoro che coltivo nel mio tempo libero: alla sera e negli altri spazi liberi.  Non so se mai diventerà il mio primo lavoro, al momento non ci penso. Cerco di prendere il meglio da entrambe le esperienze professionali, sacrificando qualcosa ma ottenendo molto in termini professionali ed umani. Ad esempio, se a lavoro ho a che fare con figure professionali simili alla mia, negli altri progetti posso amalgamarmi con ingegneri, esperti di marketing, figure commerciali e designer… ed è veramente appagante.

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Avere un lavoro stimolante é senza prezzo, giusto per rimanere in materia economica! Ma raccontaci della tua start-up: com’è nato il progetto e come si è evoluto?
Il progetto ha una storia piuttosto lunga e travagliata ed è in continua evoluzione. Io ed un amico (Andrea, n.d.a.) ci interessammo di QR Code – ormai quasi cinque anni fa – e pensammo a quanto fosse potente il concetto alla base della tecnologia. L’idea iniziale era quella di ideare e commercializzare “abbigliamento social”, ovvero capi d’abbigliamento che implementassero QR Code capaci di permettere alle persone di “leggere vicendevolmente”, in maniera veloce e simpatica, i contenuti che al proprio QR Code erano collegati. Allora si parlava appena di Internet Of Things ed ancora non era il tempo per smartwatch, smartband e tutti gli altri dispositivi che ora inondano il mercato, ma l’idea ruotava attorno a due concetti: “le cose possono parlare fra di loro” e “i social network mancano di fisicità”.

Vi siete buttati nel mondo IoT e wearable dunque. Il vostro progetto si chiama Horigo. Adesso fai finta che io non sia un appassionato di hi-tech: spiegami il tuo prodotto in una frase e perché dovrei comprarlo.
Ti direi che Horigo è una capsula del tempo. Un scatola dei ricordi indossabile che può consentirti di memorizzare e consultare le tue esperienze e permettere agli altri di poter contribuire a renderla preziosa, con la massima attenzione alla tua privacy e senza i difetti di “controllabilità” dei social network. Chiunque nella sua vita ha creato una scatola dei ricordi, un biglietto della metro ricordo di un viaggio, la lettera scritta dal primo amore, il biglietto del concerto più devastante… beh, quella scatola è Horigo. Ma è leggera, non ha bisogno di batteria, è digitale ed è sicura.

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Bene, continua pure…
Siamo inondati di contenuti digitali, prodotti da noi, dai nostri amici o anche da chi non conosciamo e vuole invaderci di messaggi più o meno di natura commerciale. Information overload o content shock. Ci stiamo accorgendo che nella quantità e nella velocità non ci sta il valore. Il valore sono i contenuti e i contenuti li producono le persone. Beh, vorremmo tornare a questo, cercando di quadrare il cerchio: fisicizzare il concetto di scambio presente nei social network attraverso dispositivi indossabili.

Quindi la differenza fondamentale tra Horigo ed il cloud classico è la fisicità e “tangibilità” dei dati – in questi caso dei ricordi – in memoria, no?
È corretto. Per leggere la tua scatola dei ricordi mi devo avvicinare a te, che mi devi consentire di “leggerti”, sia fisicamente, sia attraverso le impostazioni autorizzative della tua capsula.

Avete dei competitor, e se si, qual’è il vostro valore aggiunto?
La tecnologia NFC è molto diffusa, anche se al momento non è così dirompente come invece potrebbe, date le sue potenzialità. Esiste un competitor diretto, Momento Pearl, che realizza gioielli contenenti NFC rivolti ad una nicchia. Poi ci sono applicazioni analoghe, come TimeHop che agisce sui ricordi memorizzati dall’utente nel corso della propria storia online e glieli ripropone in maniera emozionale. Il nostro valore aggiunto sarà quello di unire una vocazione fashion e di design alle time-capsule Horigo, a prezzi concorrenziali. Vorremmo che Horigo diventi l’icona di un certo modo di “rivedere” la memorizzazione, consultazione e condivisione dei contenuti digitali.

L’esistenza di qualche competitor è sicuramente cosa positiva. I vostri prossimi passi quali saranno?
Attualmente io e Davide stiamo rivoluzionando un po’ il team. In particolare vorremmo allargare la compagine dei founder ad almeno due figure tecniche che affianchino il nostro Federico che ha messo su, con pochi aiuti da parte di collaboratori esterni, tutta l’infrastruttura tecnica Horigo. Vorremmo anche far entrare una figura di esperienza che si occupi della concezione del prodotto in termini di design. In questo momento dobbiamo occuparci della prototipazione del primo prodotto di lancio, che spero di poter presentare già in primavera. Per un progetto di questo tipo il canale d’ingresso più semplice ed attuabile è probabilmente il crowdfunding. Parallelamente vorremmo cercare contatti per potenziali partnership produttive che ci permettano di lavorare snelli sul concetto di prodotto e sulle funzionalità dell’app, senza doverci sobbarcare il pesante fardello di produzione, distribuzione e logistica.

Beh, da fare c’è tantissimo vedo, come in ogni start-up d’altronde. Caro Marco… noi di Mangiatori di Cervello vi auguriamo un grossissimo in bocca al lupo. Ah, e ovviamente attendiamo il primo prototipo per un testing, chiaro!
Crepi il lupo! Saremo lieti di spedirvi il prototipo appena pronto e funzionante. Grazie mille per l’interesse e per questa chiacchierata. Senza dubbio un esperienza da memorizzare… nella mia capsula!

Sull’Autore

Cresciuto a punk-rock, 56kb e saggi sull'anarchismo sulla costa della Sardegna orientale, mi sono laureato a Bologna in Comunicazione con una tesi su web 2.0 e cyber-utopismo. Dal 2015 mi occupo di Digital Strategies nell'ambito di startup innovative. Un'ossessiva e mai sazia curiosità verso il mondo esterno ed i processi mediatici e socio-culturali che lo sottendono son ciò che mi han spinto a creare Mangiatori di Cervello, del quale sono il Direttore e Digital Strategist.

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