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Ho passato molto tempo a cercare di documentarmi il più e il meglio possibile sui fatti di Parigi, sulla situazione dello Stato Islamico, della guerra al terrorismo e via dicendo. Ne è venuto fuori un mosaico di teorie e fatti che è difficile da comprendere, una visione d’insieme che suscita la netta sensazione di un eterno pezzo mancante.
Dopo giornate passata su Limes a leggere ogni retroscena geopolitico e aver perso un paio di gradi fissando tutte le possibili carte militari sulla penisola araba, ho capito che tutto ciò era grande fonte di verità, ma scevro del sentimento nazional popolare. Sui social ho ovviamente colmato questa lacuna.
Il titolo di Libero, i murales sui muri, i messaggi di odio, i messaggi di pace, le bandiere francesi, e la Syria? E i marò? Je suis Charlie, Je suis Paris, Je suis un cretin, pray for the world […], il signore che ha acceso la candela fuori al balcone per solidarietà e ha dato fuoco alla casa (decisamente la mia preferita). L’hashtag però più sentito è stato sicuramente #notinmyname.
In sostanza #notinmyname è l’hashtag che hai dovuto per forza usare in quei giorni se sei musulmano. È assolutamente necessario che il mondo abbia saputo che tu, pur essendo musulmano (ma va bene pure arabo generico), non sia un terrorista. La cosa non è banale e scontata, anzi è stata presa molto sul serio. Al momento si sono susseguite manifestazioni in piazza dove persone di fede musulmana hanno inneggiato contro l’Isis, contro i fatti di Parigi, contro l’odio verso l’Occidente. In Francia alcuni hanno addirittura offerto abbracci gratis, una sorta di consolazione per il dolore procurato da altri musulmani; forse stiamo esagerando.

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Capisco perfettamente la necessità della minoranza musulmana, l’autodefinirsi innocente, voler continuare a vivere (pacificamente) in Europa, visto che nella maggior parte dei casi si parla proprio di persone europee. Capisco che è difficile sentirsi dire “bastardi”. Poi, tra un je suis un chien e un video della Meloni, ecco che leggo un articolo firmato Magdi Cristiano Allam che dice: “Cari amici musulmani «moderati», vi esorto a condannare senza se e senza ma il terrorismo islamico, uscendo dall’ambiguità e ponendo fine alla dissimulazione”.
Ora, cari amici musulmani (moderati, ma anche reazionari), vi dico io una cosa: fottetevene! La verità è che non ci dovete nessuna scusa e nessuna spiegazione. Sì, siete tanto gentili e non vorrei offendervi, ma il problema è che l’Occidente (di cui tra l’altro voi fate parte, quindi dovreste saperlo) non si scuserà mai con voi, a giusta ragione.
Ogni giorno violenze e discriminazioni a sfondo razziale vengono perpetrate in tutto il Mondo da pessimi rappresentanti di ogni etnia e religione. Dovessimo tutti sentire l’obbligo morale di chiedere perdono per le malefatte di qualcun altro, passeremmo una vita a scusarci e regalare abbracci.
Cari amici musulmani, ripeto: fottetevene!
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